CCK08 – Rote Learning vs Meaningful Learning

I’m actually reading the Technical Report “The Theory Underlying Concept Maps and How
to Construct and Use Them” by IHMC. The paper is very rich about teaching practices and it is very very effective in dimostration of usefulness of concept maps in everyday learning. I conclusively agree with it!
Really interesting  the rote learning in comparison with the meaningful learning: I am not able to learn something if I don’t understand it, so I’m very concerned about the importance of meaningful learning. At the same time, it’s not possible to blind what Pennac describes in his book entitled  Chagrin d’école .

In his experience with disadvantaged pupils he was greatly helped by using memory processes. In his vision, if a pupils is discouraged and has no motivation, the memorization of chunks of text ( expecially poetry or something like that) provides that pupils with a sort of “learning tool”, a tool enabling him to speak in a certain way. The repetition, time after time, grows  self-confidence and intellectual patterns. The pupil understand he is able to learn, so his motivation grows.
May be, some times also rote learning may be a useful learning strategy.

Un esperienza di “lettura di portfolio”

Ho avuto l’opportunità e il piacere, ieri sera, di partecipare con alcune immagini scattate in Bretagna durante le vacanze estive, ad una serata di “lettura di Portfolio” organizzata dalla associazioni Photoarea 2006 e GruppoCorto. Serata molto piacevole, ricca di incontri, di scambi, di reciproche curiosità. Personalmente credo di avere imparato parecchio sia nel vedere i portfolio dei vari partecipanti, sia, soprattutto, nell’ascoltarne le letture ad opera dei vari esperti, tutti molto competenti, affabili, disponibili e incoraggianti. Molto bello, molto positivo, voglio pubblicamente applaudire e ringraziare gli organizzatori.
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CCK08 About Downes Educational Theory

I liked very very much reading “  Learning Networks and Connective Knowledge by Stephen Downs. I particularly appreciated the “Downes Educational Theory”:

  • A good student learns by practice, practice and reflection
  • A good teacher teaches by demonstration and modeling.
  • The essence of being a good teacher is to be the sort of person you want your students to become.
  • The most important learning outcome is a good and happy life.

Last statement, in my mind, is very special, almost revolutionary, because it’s not concerned with “competence”, work, or productivity. There’s the human being, his wholeness: not money, not business. The culture is something useful for the life!

Docenti “tifosi” per la propria scuola

Sono appena adesso tornato dalla sessione pomeridiana del seminario del CIDI dal titolo “Cosa serve alla scuola“. Un grazie al Cidi per essere sempre in grado di farci prendere una boccata d’ossigeno e di parlare di scuola in modo interessante ed intelligente.

Ho apprezzato davvero molto l’intervento di Giancarlo Cerini e particolarmente il passo nel quale diceva che, per migliorare le dinamiche di apprendimento, i ragazzi dovrebbero diventare “tifosi” delle proprie classi.

Sono assolutamente d’accordo! Anzi: rilancio! Per migliorare il proprio insegnamento, i docenti dovrebbero diventare “tifosi” per la propria scuola!

Berlusconi, il cognitivismo e il connettivismo.

Mi sono domandato, negli ultimi anni, come sia potuto accadere che affermazioni come “ho sconfitto il comunismo in italia” abbiano potuto trovare accoglienza e credito nella pubblica opinione nonostante la loro palese incosistenza. Le letture proposte dal corso sul “connettivismo” mi stanno sollecitando, al proposito, alcune riflessioni.

In accordo al cognitivismo, noi conosciamo qualcosa quando riusciamo a esprimerla con le parole e con il linguaggio: in questo senso “conoscere” significa, in qualche modo, creare una corrispondenza tra le strutture semantiche e lo stesso pensiero formulato dalla mente.

Secondo il connettivismo, invece, l’attività del conoscere consiste nella creazione di strutture a “rete”: in tali strutture ogni nodo della rete costituisce una informazione e le modalità con le quali queste informazioni vengono connesse determinano le modalità stesse del conoscere. Si capisce molto bene l’utilità di questa teoria quando si osserva come persone diverse imparino “cose diverse” anche a partire dalla stessa identica base informativa: ogni persona infatti creerà diverse modalità di connessione e diversi pattern di interpretazione.

Sulla base di quanto appena detto, sembrerebbe che la formazione della pubblica opinione sia molto sensibile alle dinamiche di tipo cognitivista: l’intera carriera politica Berlusconiana è stata costellata da affermazioni – come quella sopra citata – che sul piano squisitamente semantico conservano intatto il loro potere descrittivo. Anche a dispetto del fatto che in Italia i comunisti sono praticamente scomparsi ( certamente hanno terminato di costituire un pericolo) almeno dagli anni 70, quando Berlinguer escogitò la formula del “compromesso storico”. Se l’atteggiamento intellettuale di massa fosse più “connettivista”, l’affermazione “ho sconfitto il comunismo” sarebbe immediatamente stata confrontata con le informazioni relative alla non esistenza di un pericolo comunista per l’Italia e avrebbe subito rivelato la sua evidente infondatezza.

English ( I apologize for this . . .)

During the last years I frequently asked myself how statements like “I defeated comunism in Italy” had been considered “true” by the public opinion, in spite of their evident flimsiness. Lectures from Connectism Course are bringing to me some new considerations.

According to cognitivism, we “know” something when we are able to describe it with words and language: according to that, “knowing” mean, anyway, making a corrispondence between the semantic structures and the thoughts of our minds.

According to connettivism, knowing lies in making networks: into this kind of networks, data are linked and organized in “patterns”. The process of pattern creating is “learning”. It’s possible to understand very well the validity of such a theory: if different individuals are provided with the same knowledge base, they will learn “different things” because they will grow different patterns.

So, probably, public opinion shapping is a “cognitivist process”: the whole Berlusconi’s political career is full of statements – like the above one – perfectly acceptable if strictly examined by the semantic point of view. In spite of the fact that “communism”, in italy, stopped to be considered a danger from the late ’70, when Enrico Berlinguer proposed the “compromesso storico” (historical compromess).
If the mind-set of the masses would be more “connetivist”, the statement ” I defeated communism” would be immediatly linked with data showing the absence of communism in Italy, and then it would be, with no doubt, be considered totally no-consistent.

Very first thoughts

Just started Connectivism & Connettive Knowledge on line course, so I’m reading and reading  . . . I found really interesting the idea that “knowledge” is a sort of a process of neuronal network growing in the brain. According to that, mind is a sort of analog “image” of the world we experience in our life.

Italian

Sono alle prime letture del corso on line Connectivism & Connettive Knowledge. Mi sembra molto interessante pensare alla conoscenza come frutto di una attività di creazione di reti, anche a livello di attività neuronale! Verrrebbe addirittura da pensare alla conoscenza come la formazione, a livello neuronale, di una sorta di “immagine” del mondo che ognuno di noi sperimenta nel corso della sua esistenza.

Il decreto del 1 settembre

Si, quello della gelmini, emanato in virtù della delega al governo, e quindi mai discusso in parlamento. Ebbene: l’art. 2 è intitolato Valutazione del comportamento degli studenti.

L’articolo impone l’utilizzo del voto in decimi e prescrive il raggiungimento del 6 per la promozione alla classe successiva. Ho notato che gli interventi sui media hanno solamente messo l’accento critico su questo aspetto della valutazione in decimi, tralasciando invece di notare ( e di interpretare) l’utilizzo della parola “comportamento” e la assoluta mancanza di qualsiasi cenno relativo ai cosiddetti obiettivi dell’area affettiva, obiettivi oggetto della programmazione del Consiglio di Classe a pari merito con quelli squisitamente “disciplinari”, la valutazione dei quali era poi sintetizzata dal “voto di condotta”.

Mi sembra che questo sia un punto molto più dolente della semplice reintroduzione della valutazione “numerica”, che poi, in fondo, così male non é, avendo quanto meno il pregio della estrema sinteticità; succede a tutti gli insegnanti che, a seguito lettura del giudizio di un alunno, i genitori abbiano fatto la domanda: insomma professore, al 6 ci arriva mio figlio? Dimostrando in questo modo che sul numero è impossibile il difetto di interpretazione . . .

Dunque non si parla più di obiettivi dell’area affettiva ma semplicemente di comportamento: sarà un caso? Credo proprio di no! Piuttosto credo si tratti, da una parte, di pura e semplice ignoranza del funzionamento della scuola, ignoranza che induce al classico concetto di “comportamento”: se ti comporti bene, ovvero se non disturbi e stai fermo e zitto per tutto l’orario scolastico, sei “bravo”. Magari poi non ascolti, magari non fai i compiti a casa perché non ne hai voglia o perché hai delle difficoltà ( eventualmente relazionali o familiari), ma sei bravo lo stesso. Valutare il comportamento significa quindi abolire il tentativo di intervenire sul benessere della persona (valutato in termini di capacità e qualità di partecipazione all’intero insieme del processo formativo) e porre tutta l’attenzione al rispetto del ruolo (io, docente, parlo; tu, studente, ascolti . . .) nel senso più classicamente gerarchico.

E sin qui, per quanto non condivisibile, si tratta di una politica “di destra”, cosa che, evidentemente era attendibile da un governo dichiaratamente tale.

Dall’altra parte c’è la mancanza di qualsiasi cultura “sistemica”, ovvero di qualsiasi conoscenza dell’approccio al funzionamento di una organizzazione descritta dalla analisi del funzionamento e delle interazioni tra le sue varie parti. La scuola quindi vissuta non più come sistema che si organizza in base a delle risorse e a degli obiettivi, ma, ancora una volta, come una sorta di caserma dove c’è chi comanda e c’è chi obbedisce.

E questo, mi si perdoni la presunzione, non è di nè di destra, nè di centro, nè di sinistra: mi pare solamente stupidità!!!

Oggi faccio l’antropologo da strapazzo

Un periodo da “Armi, acciaio e malattie” di Jared Diamond mi ha fatto sorgere una serie di riflessioni:
“Gli oggetti in pietra usati dai tasmaniani nel 1642, data del loro primo incontro con i bianchi, erano più semplici di quelli che si potevano trovare in Europa nel Paleolitico superiore, decine di migliaia di anni fa.”
Eccole.
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Gli ambienti di apprendimento personali (PLE)

L’ultimo numero di elearningpapers è dedicato all’utilizzo dei Personal Learning Environment. Ne riporto qui i link per un rapido accesso:

Riporto anche l’editoriale del numero:

Mafia – Vi racconto perché ha vinto

Nel pieno dell´ultima campagna elettorale Silvio Berlusconi ha definito «un eroe» Vittorio Mangano, boss morto nel carcere di Pisa con una condanna per tre omicidi. In un altro paese sarebbe stata la fine di una carriera politica.

Tratto da “L’Analisi del giudice Scarpinato” – 1 luglio 2008