Fingiamo

…viviamo spesso nella commedia della conoscenza. Sorvoliamo sulle cose, fingiamo sperando di sapere, ma in realtà non sappiamo. É una farsa che si inscena con se stessi, è la tragedia dell’insufficienza.

Da “Atlantide” di Carlo e Renzo Piano

Questa cosa mi ha sempre fatto pensare: il senso della insufficienza é proprio dell’essere umano, gli è congenito ed è generatore di molte ricerche e di molte credenze, non ultime quella di un dio.

Letture di oggi

Riporto due piccoli brani, entrambi tratti da “Robinson” di oggi. Il primo estratto dall’incontro tra Renzo Piano e Alessandro Baricco:


Sì, ma ti manca sempre un pezzettino. È la condizione umana di chiunque provi a edificare, che sia un architetto, uno scrittore, un educatore, uno scienziato. Ti confronti, prima o poi, con il fatto che non sei il Padreterno. Le tue braccia non sono abbastanza lunghe per afferrare questa cosa che io chiamo bellezza ma che in realtà non è solo bellezza. È una sorta di araba fenice. Ti resta solo qualche piuma in mano, se ti va bene .

La seconda tratta da un libro di Dacia Maraini che raccoglie alcuni scritti di Fosco, suo padre, ancora inediti:

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viene spontanea la domanda che Fosco fa a sé stesso: perché si rischia la morte per scalare una montagna? Perché ci si innamora di una vetta, di una terribile roccia che si staglia contro un cielo minaccioso? “Io posso rispondere solo a titolo personale, frugandomi dentro. Ci vedo due immense attrazioni. La prima è che la montagna mi fa da chiesa. Le vere chiese mi danno un’angosciosa sensazione di Dio in scatola. La montagna invece è Dio fresco. Dio libero. Dio diretto. La seconda attrazione è data dalla gente che s’incontra in montagna, dai compagni di cordata ai pastori, dalle grandi guide agli umili custodi dei rifugi .

Entrambe mi sembrano degne di qualche considerazione.