Vittime inermi o coautori?

Trovo abbastanza fastidioso che si continui a parlare degli algoritmi motori delle proposte commerciali che incontriamo in rete come di una sorta di “Spectre” digitale contemporanea. Quando invece,  come ben messo recentemente in evidenza dagli ultimi lavori di Baricco, si tratta di un sistema del quale siamo consapevoli partecipanti e co-autori. Questo non significa che non ci sia tantissimo da migliorare o da evitare, c’è e bisogna impegnarsi verso una corretta crescita della “cultura digitale”. Così come vero è che bisogna stare attenti ai condizionamenti culturali, da affrontare, come sempre è stato, con lo sviluppo di una sempre maggiore capacità di “pensiero critico”. Ma evitiamo, per favore, di fare finta che adesso viviamo in un mondo che ci controlla più di quanto sia successo nelle epoche precedenti! Un esempio? Avete presente i ragazzi che andavano al fronte durante la prima guerra mondiale? Avevano 18 anni, o anche meno, e andavano, piangendo,  ben consapevoli che sarebbero morti al primo o al secondo assalto in uscita dalla trincea. Eppure andavano! Senza dubbi, andavano! Come era possibile, com’è stato possibile che abdicassero così completamente alla propria personale volontà di sopravvivenza? Succederebbe oggi la stessa cosa? Credo di no. Ne deduco che il condizionamento e il controllo dei comportamenti in quel periodo storico fossero più efficaci e più pervasivi di quelli attuali. Non dimentichiamolo.

Lettera aperta ad Ezio Mauro

Caro Ezio, perdonami la confidenza ma quanto tu oggi scrivi (Dove porta quel pullman https://rep.repubblica.it/pwa/editoriale/2019/03/21/news/dove_porta_quel_pullman-222193474/ ) mi è così vicino che vorrei veramente abbracciarti. Vorrei che tutti lo leggessero. Ma perché questo possa accadere bisognerebbe riscriverlo! No, non sto facendo una critica, assolutamente no. Piuttosto mi piacerebbe che potessero leggerlo e capirlo anche i miei alunni, che non sono né stupidi né bambini: sono studenti di un uno istituto tecnico industriale. Li vedo ogni giorno da 28 anni, so che non sarebbero in grado di farlo. Ma non sono lettori di Repubblica! Potresti obiettare… Vero, ma sono sicuro che anche tra questi lettori molti avranno avuto qualche difficoltà di interpretazione. Hai ragionissima quando affermi Serve uno sforzo cognitivo! Oggi a scuola ci sforziamo proprio in questa direzione: arricchire la vita dei nostri studenti con qualcosa che consenta loro di superare i limiti dell’istintivo e del comportamentista. La maggior parte di loro vuole, in buona fede, essere puramente addestrato a far qualcosa, come se la vita professionale potesse limitarsi a sapere quali sono i bottoni da pigiare (o da cliccare). Ci sforziamo di convincerli che capire è necessario e anche possibile. Per questo ti esorto a riscrivere il tuo magnifico articolo in un linguaggio che richieda una padronanza della lingua italiana a livello un pochino più elementare. Anche a costo di perdere qualche sfumatura e qualche raffinatezza. Sono sicuro che ne guadagneremmo tutti per una maggiore consapevolezza collettiva.