Cosa distingue “un libro” da una novità editoriale? L’esuberante ansia affabulatoria di Cuticchio ha impedito venerdì scorso che il tema potesse essere messo a soggetto della serata, per altro splendidamente riuscita. Si, perché il libro di Giulia Lo Porto è cosa del tutto differente dai libri che sin qui si sono occupati di “Beni Culturali”. “Orlando allo specchio” non è documentazione. Non è interpretazione e rivisitazione. “Orlando allo specchio” spezza ogni legame col passato, col conformismo, con l’accademia, col folclore, con qualsiasi cosa sin qui scritta a proposito. L’autrice riesce in una operazione veramente magnifica perché ci fa vivere il senso più alto di un bene culturale. Leggendo il libro si tocca con mano, si vive in prima persona l’esperienza più nobile che possiamo ricavare dall’accostarci a tali beni: che la vita e la cultura sono un tutt’uno. Che ciò che siamo e proviamo sta tutto in relazione con l’ambiente culturale che siamo in grado di generare e che altri hanno generato anche prima di noi. Che c’è un legame tra il nostro essere, il nostro sentire, con la storia. Vivere, questa la lezione del libro, non esiste se non all’interno di un tale sistema. Personalmente ho la sensazione di trovarmi davanti alla nascita di un nuovo genere letterario e già mi dichiaro in attesa di nuovi volumi.
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