Edmodo

Utilizzo Edmodo in classe ormai da diversi anni e sono davvero soddisfatto di quanto mi consente di fare. Lo uso per pubblicare le “lavagnate” delle spiegazioni, sia provenienti da lim che da semplice gessetto, per condividere link interessanti, fornire materiali in pdf o altro. Mi sento davvero di poterne consigliare l’utilizzo a tutti i colleghi. Per chi avesse bisogno di una buona introduzione ecco una presentazione delle diverse funzionalità creata da Laura Antichi:

Patrimonio Culturale Connessioni Digitali Ambienti di Apprendimento

Questo il titolo dell’intervento che ho tenuto in occasione della IV Giornata della Didattica Museale tenutasi presso l’Albergo dei Poveri a Palermo il 20 Aprile scorso. Gli interessati possono scaricare la locandina dell’evento e consultare l’articolo dedicato su arcadeisuoni.org che mette anche a disposizione tutti i materiali (slide e video) presentati nel corso della giornata.

Qui di seguito  le slide dell’intervento corredate dall’audio originale (slidecast):

I grandi musei e la didattica: il British Museum

Musei ed esposizioni hanno tutti una loro interfaccia “digitale” sul web. Concepita inizialmente per la diffusione delle informazioni sul patrimonio culturale in essi contenuto, la presenza di queste istituzioni ha gradatamente implementato strumenti e proposte dedicate esplicitamente al mondo della scuola e della formazione. Sono andato a dare un’occhiata a quanto, in proposito, stanno facendo alcuni grandi musei.

British Museum

Sul suo sito si trova una intera sezione chiamata Learning che introduce a cinque diversi ambienti: School and teachers, Family learning, Adult learning, Samsung Centre, Kids learn on line, ognuna delle quali ulteriormente suddivisa in proposte di attività. L’offerta è veramente ricca: in School and teachers si trova accesso alle “Risorse per la visita e per il lavoro in classe” già strutturate e organizzate per tema, per cultura, per fasce di età. Ai docenti sono dedicati corsi ed eventi, alcuni con ingresso libero, altri a pagamento; ai gruppi-classe in visita sono offerte diverse possibilità, ad esempio nel periodo in cui sto scrivendo questo post è possibile partecipare al workshop “Hajj: journey to the heart of Islam”  che prevede anche l’utilizzo della tecnologia “mobile” per interessare al massimo i ragazzi ed impegnarli in una serie di previste attività. Oltre all’interesse delle diverse proposte, colpisce la cura che traspare riguardo la preparazione delle diverse attività: l’idea è quella di coinvolgere i ragazzi mettendoli direttamente “al lavoro” mediante compilazione di schede di osservazione, elaborazioni di disegni, realizzazione di manufatti con le tecniche artigianali delle diverse culture. I docenti ( ma sono comunque liberamente scaricabili da tutti) trovano sul sito apposite pubblicazioni per la preparazione della visita della classe.

Nel Samsung Centre l’accento è spostato sull’utilizzo delle tecnologie con proposte anche in questo caso studiate per le diverse fasce di età e per i soggetti con disabilità: è possibile realizzare un podcast oppure progettare e virtualmente costruire un tempio greco, fare presentazioni multimediali o affrontare sfide scientifiche per risolvere dei misteri, oppure ancora comporre musica o realizzare versioni personalizzate di opere pittoriche e decorative.

L’ambiente “Kids learn on line” consente di scoprire i contenuti del museo, di partecipare ad un gioco interattivo di avventura chiamato “Time Explorer”, di accedere ad una serie di video concepiti per spiegare in pochi minuti alcuni temi importanti nella storia: la codificazione e la misura del tempo, l’evoluzione della moneta, dell’abbigliamento, della scrittura, tutti temi sempre attuali perché ci coinvolgono tutti nella vita quotidiana.

Il British è presente anche su Facebook, YouTube, Twitter, Flickr, e il sito offre l’abbonamento RSS ai contenuti del blog.

Ragionando su un possibile “flipped book”

Per continuare la riflessione sulla flipped classroom e soprattutto sul flipped textbook, proverò adesso a concepire in questa logica un possibile “capitolo” di libro di testo della disciplina che insegno (elettronica)  e qualche attività da svolgere in classe con gli alunni.

Supponiamo di volere descrivere come è fatto e come, anche artigianalmente sia possibile realizzare, un piccolo apparato molto diffuso: un amplificatore audio da collegare al computer o al lettore mp3.

Volendo ragionare in termini di conoscenze – abilità – competenze potremmo dire che:

  • le conoscenze sono quelle relative agli schemi elettrici adottabili e ai componenti commerciali disponibili;
  • le abilità sono quelle relative alla ricerca dei materiali, dei componenti, la comprensione delle specifiche, la descrizione delle funzionalità;
  • le competenze sono quelle sintetiche di progetto, di realizzazione pratica in laboratorio, di preparazione di materiali illustrativi.

I relativi contenuti sono tra quelli classicamente trattati nelle classi quarte, in special modo gli amplificatori audio realizzati con amplificatori operazionali e gli alimentatori stabilizzati.

Comincio la riflessione con l’elaborazione di una piccola mappa concettuale che mi serve a mettere in evidenza la composizione del sistema nelle sue diverse componenti. In verde ho indicato il dettaglio della componente elettronica.

Ogni nodo della mappa potrebbe a questo punto essere tradotto in un paragrafo o in un capitolo del testo di riferimento, non escludendo, ovviamente, eventuali riferimenti esterni a materiali on line (i modelli commerciali ad esempio).
Se ne deduce questo possibile sommario:

  • AMPLIFICATORE AUDIO PER PC
    • esempi commerciali
    • composizione
      • contenitore
      • cavi e spinotti
      • altoparlanti
    • l’elettronica
      • alimentatore stabilizzato
      • amplificatore
      • regolazione dei toni

Nella descrizione dell’elettronica ho volutamente omesso i dettagli dei sottotemi per non essere prolisso e pedante.

Gli obiettivi formativi perseguibili sono tra i seguenti:

  • descrizione del sistema e delle sue funzionalità
  • conoscenza di alcuni amplificatori integrati facilmente reperibili, capacità di lettura delle specifiche tecniche, conoscenza orientativa dei prezzi e dei paesi di provenienza
  • riproduzione e descrizione dello schema elettrico dei più comuni amplificatori con operazionali
  • progettazione di un semplice amplificatore audio con operazionale
  • conoscenza degli integrati più diffusi per la realizzazione di amplificatori audio di piccola potenza
  • descrizione e spiegazione del funzionamento degli schemi elettrici usabili con amplificatore audio integrato
  • etc etc

A questo punto non dovrebbe essere difficile dare avvio alla scrittura vera e propria senza dimenticare:

  • la contestualizzazione di ogni elemento della trattatazione  e il riferimento continuo agli specifici obiettivi;
  • di tenere a bada la tentazione e la tradizione della “trattazione completa ed esaustiva”;
  • che ogni elemento della trattazione deve poter dare luogo ad una esperienza o deve comunque potersi riferire ad una esperienza da proporre agli alunni.

In questa riflessione posto non marginale assumono le considerazioni relative alle modalità di scrittura del testo stesso in quanto appare subito chiaro che:

  • vengono meno le necessità di completezza: i diversi temi possono essere scritti e proposti in tempi diversi, eventualmente stratificandosi e arricchendosi negli anni;
  • la scrittura dello stesso testo può essere eseguita anche da diversi docenti con modalità efficacemente cooperative e collaborative.

Entrambi i punti ci inducono inoltre a ritenere che il necessario sforzo produttivo sia affrontabile anche da docenti non classicamente “autori” di testi scolastici.

Nel prossimo post cercherò di delineare quali potrebbero essere le attività da proporre agli alunni per il lavoro in classe.

______________________________________________

Post precedente: Flipped classroom e flipped textbook: la scuola al contrario?
Post successivo: Flipped classroom – le attività in classe

Gli studenti come “Learning Designers”

Ho letto di recente il paper “Students as learning designers: Using social media to scaffold the experience” nel quale si riporta la metodologia adottata da una ricerca che ha posto gli studenti direttamente al centro del processo di progettazione didattica. A patto di avere un efficace supporto da parte degli insegnanti, si è visto come la metodologia sia capace di operare su un versante nel quale la scuola in generale è molto carente: mi riferisco ai processi metacognitivi e in particolare a:

  • gestione del progetto
  • ricerca
  • organizzazione dei materiali e rappresentazione delle conoscenze
  • presentazione
  • riflessione critica
La ricerca non nasconde la coesistenza di vantaggi e svantaggi, in particolare riguardo a quattro temi cardine dell’instructional design mette in evidenza quanto segue:
  • le modalità collaborative risultano avvantaggiate dalle possibili sinergie e dalla suddivisione dei carichi e delle responsabilità; d’altro canto si corre il rischio di problematiche di leadership e di una certa dispersività dei processi. Certamente si rende necessaria una maggiore quantità di tempo;
  • dal punto di vista della pertinenza delle attività sembra molto favorevole il fatto che si incoraggi la connessione tra ipotesi teoriche e messa in pratica. Inoltre si aggiunge concretezza al processo di apprendimento e si genera un certo orgoglio tra gli stessi studenti perchè sentono come cosa personale (in opposizione a “quello che vuole sapere il professore”) quanto si va facendo. Il rovescio della medaglia sta nel rischio di sbagliare del tutto strada e quindi di imboccare percorsi che potenzialmente possono poi rivelarsi come perdita di tempo;
  • il controllo da parte di chi apprende incoraggia la diversità e gli approcci multipli alla ricerca delle soluzioni ai problemi. Incrementa la autostima e consente l’instaurazione di ritmi consoni alle persone. Rischi: risultati imprevisti, perdita degli obiettivi, procrastinazione;
  • preparazione tecnologica: favorisce una avanzata considerazione riguardante i contenuti, i contesti e le applicazioni da adoperare. Di contro può intimidire quanti si sentano in questo meno dotati.

L’analisi dei pro e contro  definisce e mette in risalto il ruolo del docente che va identificato nelle seguenti azioni di scaffolding:

  • generare interesse verso il compito
  • semplificarlo
  • mantenere la ricerca degli obbiettivi
  • evidenziare criticità e discrepanze tra quanto prodotto e la soluzione ideale
  • controllare l’insorgere della frustrazione durante le fasi di problem-solving
  • dimostrare ed esemplificare una versione idealizzata delle azioni da eseguire.

L’attività di ricerca ha inoltre evidenziato le implicazioni derivanti dall’uso degli stri strumenti della rete e in particolare dei social network.

In conclusione la ricerca ha messo in evidenza che:

  • si riscontra un incremento nell’utilizzo del linguaggio della metacognizione e nell’uso e nella condivisione di strategie metacognitive;
  • le dinamiche di aula risultano modificate: il docente viene identificato come guida ma anche come “co-learner”; i pari vengono identificati come co-learners e come fonte di supporto e di consigli;
  • gli studenti hanno sviluppato grandi varietà e diversità di approcci progettuali;
  • il progetto ha fornito ai docenti una opportunità per riflettere sugli aspetti metacognitivi e soprattutto per ripensare il loro approccio al curricolo.

ebook e didattica

Mi sembra opportuno cercare di fare un pò di chiarezza nel mondo dei libri elettronici che le diverse case editrici stanno proponendo in adozione alle diverse classi.  Da quanto ho potuto constatare si tratta, tranne rare eccezioni (lieto eventualmente di essere smentito), di trasformazioni dei testi cartacei in pdf. Trasformazione esclusivamente del supporto, giacchè l’operazione consiste nel passare il libro ad uno scanner e nel restituirlo in PDF. Eventualmente aggiungendo una qualche sezione sul sito dell’editore per gli aggiornamenti e per i materiali dedicati ai docenti.

Si tratta, volendo essere ottimisti e benevolenti, di una interpretazione davvero minima delle potenzialità del digitale applicato all’editoria; altrimenti, in chiave più mordace, potremmo dire che si tratta di semplice ri-edizione, se non di “riciclaggio” di quanto già in possesso degli editori. Niente di male, a patto che non si dica che si trata di una rivoluzione etcetc. Da qualunque punto si voglia guardare all’operazione, si può tranquillamente affermare che si tratta di qualcosa che rimane molto al di sotto delle potenzialità dei nuovi mezzi digitali.

Ho avvertito per questo la necessità di fare un pò di chiarezza su questo tema, cercando al contempo di pensare ai possibili utilizzi integrati degli ebook con le altre tecnologie ormai in possesso delle scuole, Lim comprese.

L’immagine qui sotto evidenzia alcune delle caratteristiche degli ebook

caratteristiche degli ebook

ovvero, la leggerezza, l’essere “liquido” del testo e quindi la capacità di reimpaginarsi automaticamente in funzione delle dimensioni del display di lettura (smartphone compresi), una leggibilità ottima, una aggiornabilità immediata ed economica, la possibilità di scrivere “note a margine”, fare “sottolineature” oppure cercare un vocabolo su enciclopedie e dizionari on line. Da non trascurare la possibilità di inserire link ipertestuali e contenuti multimediali (operazione da fare con moderazione soprattutto se se ne prevede l’utilizzo su device con tecnologie di tipo “e-ink”).

Nella mappa che segue cerco invece di tratteggiare le dinamiche di utilizzo di un ebook usato in maniera integrata alle altre tecnologie della informazione e della comunicazione non di rado già disponibili a scuola:

la mappa concettuale mostra le relazioni tra ebook e altre Tic presenti a scuola

In questo caso ad essere messi in evidenza sono i legami funzionali tra le diverse tecnologie, l’ebook essendo al centro di una rete di possibilità di interazione che coinvolgono praticamente qualsiasi altro media. Mi piace pensarne un utilizzo molto dinamico e aperto, che non abolisca il concetto di libro di testo e la connessa organizzazione e strutturazione della disciplina, ma che vi affianchi possibilità aggiuntive. Penso ad esempio alle difficoltà di decodifica del testo e/o comprensione dei contenuti. Un libro annotabile, magari a più mani, ed eventualmente appoggiandosi, ove occorra, ad un wiki, potrebbe essere estremamente funzionale nel superare le difficoltà di comprensione di certi passaggi. Lo studente in difficoltà inserisce una nota con una domanda di chiarimento: magari a rispondere potrebbe essere un altro studente o il docente della materia. Dinamiche di questo tipo sono caratteristiche dell’apprendimento collaborativo. La presenza di materiali preregistrati, in audio o audiovideo può essere linkata dal libro anche nel caso di risorse esterne al libro stesso ed immediatamente fruite senza abbandonare il dispositivo che si sta utilizzando (pc o tablet che sia). Inotre si potrebbe pensare ad un raccordo tra quanto contenuto nel libro e insiemi di materiali predisposti ad uso del docente che voglia fare lezione con una Lim. Personalmente se avessi a disposizione per la Lim l’intero corpo di grafici, schemi e tabelle del testo di elettronica in adozione troverei molto comodo poterli usare durante le lezioni frontali. E la stessa lezione, opportunamente registrata, potrebbe andare a far parte dei contributi visionabili dall’interno dello stesso ebook.

Sintetizzando al massimo: a differenza del testo tradizionale, un ebook, se opportunamente e correttamente concepito e realizzato, potrebbe trovarsi al centro di un insieme di interazioni formative che coinvolgono il resto delle tecnologie didattiche. Le possibilità sono veramente infinite e credo possano adattarsi a tutti gli stili di insegnamento e a tutte le discipline.

Learning object chiusi: non sono vera innovazione

E’ quanto sostiene Antonio Fini nel brillante post Learning object e carrozze a motore . Cito una delle affermazioni più significative, una frase che sintetizza e chiarisce in un sol colpo una molteplicità di affermazioni che si vanno facendo al riguardo:

La rete, alla lunga,  implica apertura, è bene ricordarlo. E l’innovazione (quella vera) passa e passerà attraverso l’apertura, inutile opporsi. I cataloghi di learning object  chiusi e a pagamento, anche se di squisita fattura multimediale e sapiente progettazione didattica, non sono vera innovazione, almeno non più di quanto non lo siano state per l’evoluzione della mobilità umana le prime “carrozze a motore”, veicoli certamente legati molto più al passato che al futuro.

Bene, sono totalmente e assolutamente d’accordo!

Questo post di Antonio ha provocato su Facebook moltissime reazioni, un confronto a distanza molto vivace. Val sicuramente la pena di andare a leggerlo: http://www.facebook.com/antoniofini/posts/10150106438362265

Ma c’è ancora dell’altro che ha attirato la mia attenzione:

….mi chiedo sinceramente perché il denaro pubblico debba essere utilizzato per alimentare realtà private (grandi o piccole poco importa…) invece che essere impiegato per incentivare e supportare progetti di produzione di contenuti aperti all’interno del sistema scolastico stesso, ad esempio retribuendo direttamente (e in modo adeguato!) docenti disponibili alla redazione, alla verifica, alla revisione di contenuti aperti auto-prodotti.

Come tutti i docenti della scuola vado infatti riflettendo sulla dinamica della individuazione di docenti soprannumerari. E sulla successiva espulsione dal sistema scolastico. Io, questa faccenda, non la capisco. A meno che non si accetti per buona la filosofia e l’operato di giovani operatori della finanza appena usciti da qualche master più o meno prestigioso: più licenzi, più le azioni salgono, più grasso e ricco sarà il bonus di fine anno. NO, non lo capisco. La scuola NON è una società quotata in borsa. La fuoriuscita di personale docente non produce alcun bonus per nessuno. E allora? S’io fossi il grande imprenditore al governo saprei che le aziende sono basate sul prodotto.  Persino la Fiat, dopo anni di inseguimento dei mercati azionari, è ora ritornata a considerare se stessa in primo luogo come una fabbrica di automobili.  Per produrre ci vuole “know how”. Espellere persone “formate” e competenti mi sembra allora una sorta di pazzia distruttiva. La nota di Antonio mi rinforza quindi ulteriormente nella convinzione che una buona amministrazione della scuola potrebbe ormai prevedere l’utilizzazione di docenti in ruoli diversi da quelli della classica presenza in aula. La produzione di risorse “aperte” ( penso alle cosiddette OER) è solo una delle possibilità. La presenza della rete e delle tecnologie ci consentirebbe di offrire sia materiali che attività formative in modo esteso, poco costoso, fruibile da tutti, orientato alle competenze, perfettamente integrato col sistema del lifelong learning. In questo senso i docenti rimasti privi della classe non andrebbero più visti come privi di scopo, ma come risorsa preziosa da utilizzare per l’incremento e la diversificazione della produzione.

I materiali della Moodle International Conference 2008

Sono stati recentemente pubblicati i materiali della Conferenza Internazionale degli utilizzatori di Moodle svoltasi all’università RomaTre nel mese di ottobre scorso. Si tratta delle registrazioni video di tutti gli interventi e delle relative presentazioni (ppt o pdf).

Ecco il link: http://www.moodlemoot.it/mod/resource/view.php?id=124

I materiali sono molto utili a quanti stiano adoperando Moodle in una qualsiasi attività didattica. Da ringraziare gli organizzatori tutti per aver voluto condividere gratuitamente queste risorse.