Assolta la professoressa che ha punito il bullo.

Leggo su La Repubblica di oggi della vicenda della professoressa processata (e per fortuna assolta) per avere punito il bulletto che perseguitava un compagno di classe.

Mi sembra l’esempio di una vicenda processuale che non si è fatta influenzare dal rumore mediatico e da considerazioni populistiche. Una sentenza chiara, netta e limpida. Val la pena di notarlo!

La testa ben fatta – Capitolo 8: La riforma di pensiero

In questo capitolo Morin cerca di enucleare i principi guida per la formazione di un “pensiero che connetta”, un pensiero capace di superare la divisione tra le culture, un pensiero cche riesca ad attrezzarci per affrontare la complessità.

Sono sette.

  1. Il principio sistemico od organizzazionale secondo il quale non ci si può accontentare di conoscere le parti per il tutto, nè, al contrario pensare di conoscere le diverse singole parti una volta si sia conosciuto il tutto nel suo insieme. L’idea sistemica si oppone all’idea riduzionista: non è vero che si possa conoscere un insieme se se ne conoscono le sue parti: è infatti necessario conoscerne anche tutte le interazioni e retroazioni.

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La testa ben fatta – Capitolo 7: I tre gradi

La scuola primaria deve risvegliare le curiosità naturali. In particolare le curiosità sull’essere umano sarebbero quelle in grado di evidenziare la doppia e complessa natura insieme biologica e culturale. Un tale approccio consentirebbe di trattare in modo collegato sia tematiche appartenenti al mondo fisico, sia tematiche più squisitamente psicologiche, sociali e storiche. In tal modo sin dalla scuola primaria si collegherebbero le domande sull’uomo alle domande sul mondo. Quanto appena detto non deve significare, ovviamente, escludere o eliminare lo studio della lingua, dell’ortografia, dell’aritmetica.

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Perchè non facciamo tutti podcast

Ho letto su LTEver l’interessante post di Fortunato Sorrentino a proposito del convegno “Il format della Lezione” : I linguaggi del Web 2.0 per la scuola e il mobile learning (scrittura, audio, video, podcasting).

Sorrentino fa una serie di notazioni sulla attuale forte spinta verso l’uso dei podcast a scuola e nelle università, esponendo anche alcune perplessità. Ho inviato un commento al suo post per contribuire al tema con una mia piccola esperinza di qualche anno fa. Riporto qui quel commento.

******* testo del commento ******* 

Anch’io mi domando a volte come mai non facciamo tutti podcasting. Soprattutto quando devo spiegare per la centesima volta un certo argomento, quando devo affrontare in classe qualcosa che ho già affrontato in passato, allora sì, me lo domando. Mi viene da pensarlo anche quando penso alla ricchezza di una scuola che possa vantare nella sua mediateca alcune centinaia di podcast sulle materie più svariate. Magari prodotti anche dai colleghi più bravi . . . Mediateca e sito di istituto ovviamente, possibilmente web 2.0, addirittura accessibile . . .!

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La testa ben fatta – Capitolo 6: Apprendere a diventare cittadini

Lo Stato-Nazione ha una storia abbastanza recente. E’ una << entità allo stesso tempo territoriale, politica, sociale, culturale, storica, mitica e religiosa >>. Vi è in esso la doppia natura di società, caratterizzata dalle dinamiche e dai conflitti interni, e di comunità, caratterizzata per aspetti identitari, di attitudini e di reazioni (di fronte allo straniero e al nemico). Vi è inoltre un aspetto comunitario che deriva dall’insieme di valori, costumi, riti e credenze che si sono determinati nel corso della storia. Prende il nome di comunità di destino e viene tramandata di generazione in generazione.

Nelle comunità di destino esiste anche una fraternità mitologica basata sul dualismo materno/paterno della coppia “patria”/”stato” che << trasferisce su scala di vaste popolazioni di migliaia di individui […] le calde virtù delle relazioni familiari . . . >>

Nel caso in cui la fraternità mitologica comincia ad essere percepita anche come fraternità biologica può nascere e prendere il sopravvento il mito del razzismo.

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La testa ben fatta – Capitolo 5: Affrontare l’incertezza

Apprendere a vivere è anche apprendere ad affrontare l’incertezza. Questo quinto capitolo è la continuazione del precedente e mette in evidenza come ogni esistenza umana abbia con sè degli elementi che ne fanno un’avventura proiettata verso l’ignoto.

I progressi scientifici del XX secolo ci hanno resi consapevoli della incertezza nella nostra concezione del mondo. Abbiamo imparato che il principio deterministico è valido solamente entro i confini della fisica classica. Appena al di fuori di essa incontriamo – ci scontriamo – con il non misurabile: si pensi ad esempio al principio di indeterminazione di Heisenberg. Nel campo della biologia non riusciamo a spiegare il perchè e il come dell’origine della vita, come sia potuto accadere che alcune macromolecole abbiano cominciato ad allontanarsi dal caos auto-organizzandosi e auto-riproducendosi. Nel campo degli studi sulla evoluzione (noi umani ne siamo un ramo di un ramo di un ramo . . . ) abbiamo ormai chiarezza sulla indeterminazione della sua direzione.

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La testa ben fatta – Capitolo 4: Apprendere a vivere

Sottotitolo di questo breve ma estremamente denso capitolo sarebbe potuto essere: “a cosa serve la cultura”? Mi piacerebbe farlo capire agli alunni dei nostri istituti tecnici quando ci dicono: “a che ci serve l’italiano e la storia se dovremo fare i periti elettrotecnici?” A questa domanda il capitolo apprendere a vivere fornisce abbondanti risposte.

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La testa ben fatta – Capitolo 3: La condizione umana

Capitolo denso e filosofico nel quale Morin “vola alto” e affronta alcuni dei temi più classici sull’uomo e sulla sua esistenza.
Anticipo subito la conclusione che trasferisce nell’ambito dell’insegnamento quanto poco prima detto in termini di riflessione più vasta e generale: << l’insegnamento può efficacemente tentare di far convergere le scienze naturali, le scienze umane, la cultura umanistica e la filosofia nello studio della condizione umana.>> La finalità da perseguire è quella di una presa di coscienza del destino di tutti gli essere umani, accomunati dalla necessità di confrontarsi con i medesimi problemi vitali e mortali.

Il capitolo è diviso in tre parti. La prima si intitola “L’apporto della cultura scientifica”; queste le afffermazioni fondamentali: Leggi tutto “La testa ben fatta – Capitolo 3: La condizione umana”

La testa ben fatta. Capitolo 2: La testa ben fatta

E’ più importante avere una testa ben fatta che una testa “ben piena”. L’attitudine generale della mente è quella di essere general problem setting and solving. Coltivare questa attitudine significa rendersi capaci anche di risolvere problemi particolari e specifici. Una testa ben fatta necessita di una buona organizzazione della conoscenza, organizzazione che deve essere orientata allo sviluppo della contestualizzazione e globalizzazione dei saperi.

La risorsa di pensiero utilizzabile ai fini della educazione e della formazione ci viene dalla seconda rivoluzione scientifica del XX secolo che ha dato origine alle scienze “sistemiche” quali ecologia, scienze della terra, cosmologia. Avendo come oggetto di studio i sistemi, queste scienze superano il riduzionismo e affrontano la descrizione di insiemi di sistemi che interagiscono ridefinendosi a vicenda. L’ecologia, ad esempio, studia le interazioni tra il biotopo, descritto a livello fisico -chimico, con la biocenosi, descritta invece a livello zoologico, botanico, microbiologico. In aggiunta deve considerare gli scambi energetici interni ed esterni al sistema e quindi include necessariamente anche la termodinamica.

Basare la formazione di un individuo sulle discipline sistemiche potrebbe quindi essere utile ai fini della ricomposizione dei saperi tecnico scientifici e umanistici, del superamento della disgiunzione natura/cultura e animalità/umanità. Così, in prospettiva, le scienze della vita si potranno legare alle scienze umane, le scienze cognitive potranno unificare gli studi di mente e cervello. La storia tende a divenire sceinza della complessità umana.

La testa ben fatta. Capitolo 1: Le Sfide

Copertina del libroDal momento che è diventato consulente del nostro ministro, leggiamo qualcosa di Morin. Ho appena cominciato la lettura de “La testa ben fatta – Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, provo a condividere note, appunti e impressioni.

Il capitolo 1 si intitola “Le sfide” e ne individua quattro: la sfida culturale, la sfida sociologica, la sfida civica, la sfida delle sfide. Argomento base delle sfide è quello dei saperi tecnici e dei saperi umanistici, della loro divergenza e separazione, della incapacità di entrambe le culture di rispondere alle problematiche poste dalla globalizzazione e dalla derivante complessità.

La sfida culturale consiste nel superamento di una visione secondo la quale la cultura umanistica sarebbe vista solo come “ornamento” dal mondo tecnico e scientifico; allo stesso tempo il mondo umanistico vedrebbe la cultura tecnico-scientifica come un aggregato di saperi astratti o minacciosi.

La sfida sociologica riguarda << lo sviluppo degli aspetti cognitivi delle attività economiche, tecniche, sociali, politiche >> e lo sviluppo dell’informatica. L’informazione diventa materia prima da padroneggiare, la conoscenza un qualcosa da continuamente rivedere ad opera del pensiero, il pensiero è il capitale maggiormente prezioso per l’individuo e per la società.

La sfida civica (riporto pedissequamente il periodo che mi sembra più significativo): << il perdurare del processo tecno-scientifico attuale, processo del resto cieco che sfugge alla coscienza e alla volontà degli stessi scienziati, conduce ad una forte regressione di democrazia. Così, mentre l’esperto perde la capacità di concepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto alla conoscenza. Quindi lo spossessamento del sapere, molto poco equilibrato dalla volgarizzazione mediatica, pone il problema storico ormai capitale della necessità di una democrazia cognitiva >>

La sfida delle sfide sarebbe quella di uscire vittoriosi dalle tre precedenti . Qui Morin scopre e adotta pienamente i sistemi non lineari: per rispondere alle sfide bisognerebbe riformare il pensiero in modo da utilizzare l’intelligenza al fine di effettuare il legame tra le due culture disgiunte. << La riforma dell’insegnamento deve condurre alla riforma di pensiero e la riforma di pensiero deve condurre a quella dell’insegnamento >>

Come inizio non c’è male! Al prossimo capitolo . . . 😉