Lo sostiene Frank Horvat: più che al campo delle arti visive la fotografia appartiene alla letteratura. È poesia e racconto. Lo si può sentire dalla sua voce nel podcast della puntata di A3 : Frank Horvat al Serravezza Fotografia
Categoria: fotografia
Capita a tutti . . .
. . . di dir fesserie . . .
Questa volta c’è incappato Alessandro Baricco, autore che io per altro amo e apprezzo, uomo arguto, intelligente e affabulatore formidabile. Oggi ci fa scoprire su Repubblica l’esistenza di una fotografa “inconsapevole” se così si può dire, una straordinaria donna che per campare faceva la “tata” e per passione scattava foto per le strade della città (si veda www.vivianmaier.com e Vivian Maier (1926-2009). A Photographic Revelation per saperne di più sulla sua vita e sulle sue opere). Lo fa come al solito in modo estremamente interessante e accattivante, lo fa restituendo la magia della vita e l’importanza dell’opera della Maier. Peccato che sul finire dell’articolo si lasci così andare:
Sinceramente non capisco in cosa possa consistere la “vigliaccheria del fotografare digitale”!
Berlino – Helmut Newton Foundation
Approfitto della presenza in questa zona di una decente connessione 3G (ho comprato una sim tedesca Vodafone: pietosa….) per registare al volo qualche appunto.
Premetto che la fotografia di Helmut Newton non è “il mio genere”, tuttavia la sede e l’esposizione sono di livello tale da avermi spinto senza indugio alla visita.
Il primo piano è probabilmente il più divertente e interessante: espone ritratti dello stesso Newton, copertine e manifesti di articoli e pubblicazioni, le diverse macchine fotografiche utilizzate e persino la “newton-mobile”, esemplare unico e dedicato creato da Giugiaro e donato da Gerard Cohen.
Al secondo piano l’esposizione di una serie di originali raccolti sotto il titolo (probabilmenteo pretestuoso) “World without men”. Le foto sono proprio quelle che uno si aspetta: brillanti idee, pose sexy ma mai “porno”, grande voglia di giocare e di prendere in giro il mondo intero, set stellari da Cannes a Saint Tropez, da Montecarlo a Los Angeles. Tutto molto bello e interessante ma, personalmente, vengo infastidito dalla constatazione che tutto questo è frutto del sistema-moda e delle riviste ad essso connesse. C’è qualcuno che ha le idee (e i soldi per portarle avanti) che crea sogni per chi non se li può permettere. In mezzo quelli che se la spassano, e in questo credo che Newton non abbia avuto bisogno di prendere lezioni da nessuno. C’è il sistema industriale e quello dello “star system” che vanno a bracetto, in definitiva: perchè dovrebbe interessarci? Si le foto sono belle (mi ripeto) ma basterebbe vederne una decina.
Vagando in una luminosa notte – Le foto
Disponbili sul sito dedicato alla fotografia: http://fotografia.columba.it/vagando-in-una-luminosa-notte/
Vagando in una luminosa notte – Inaugurazione
Grazie a due affettuosissimi amici ecco qui qualche foto scattata durante la serata di inaugurazione!
Vagando in una luminosa notte
Questo il titolo della mostra che inauguro giovedì prossimo, 27 giugno presso RizzutoArte. Dopo tanti anni di fotografia ho cominciato a darmi il permesso per una ricerca veramente personale. Il risultato di quasi due anni di lavoro è qui.
A pochi giorni dall’inaugurazione oltre che contento sono stupito per come stanno andando le cose, per come tutto sinora abbia “filato liscio” senza il minimo intoppo. Lo prendo senz’altro come buon auspicio.
Ad arricchire e accompagnare la mostra un bel testo di Gianna Di Piazza, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo che qui riporto.
Un cammino infinitamente ramificato
Si scopre un titolo e si comincia ad entrare nella verità delle immagini, in quei frammenti di verità che sono ipotesi di conoscenza, di memoria, di possibilità, di cambiamento.
“Vagando in una luminosa notte” è il titolo pensato da Carlo Columba per questo suo primo Leggi tutto “Vagando in una luminosa notte”
Geografie e Storie di Transizioni
Ho visitato a Palermo, Palazzo Ziino, la mostra “Geografie e Storie di Transizioni” e sono rimasto assai favorevolmente colpito e impressionato. Si tratta, per la verità, della seconda “tranche”, la prima essendosi chiusa alcuni giorni fa non son riuscito a vederla; ne cercherò il catalogo direttamente presso la Galleria X3 che cura l’evento.
Si tratta di una selezione di opere di diversi autori sul tema delle trasformazioni avvenute negli ultimi venti anni in campi diversi, dall’ambiente alla società, alla cultura. all’arte. Rimando ai diversi siti che hanno recensito la mostra quanti volessero leggere la presentazione ufficiale e mi concentro qui su alcune considerazioni squisitamente personali.
Intanto devo ammettere che, credo proprio per la prima volta, mi sono piaciute le immagini, nella sezione “Ambiente”, di Salvo Veneziano scattate con le macchinette di plastica (qui di lato giusto un appunto visivo da iPad). Non è che non mi piacessero i suoi lavori, è che mi era sin qui sembrato pretestuoso l’uso di apparecchi palesemente difettosi e con pellicola scaduta: in questa immagini invece il senso e il significato sono forti e chiari. Nella stessa sezione belle anche le immagini di Sandro Scalia dedicate all’accostamento architettonico vegetazione verde-cemento armato. Leggi tutto “Geografie e Storie di Transizioni”
Ancora sulle mostre a Londra
Aggiornamento del post precedente.
Visitata la mostra di Richard Hamilton alla National Gallery. The Late Works raccoglie le ultime opere dell’artista fondatore della popart compresa l’ultima, incompiuta, distribuita su tre tele in tre differenti versioni. Hamilton é considerato a tutti gli effetti un pittore, ma le tecniche utilizzate mi consentono di includerlo in questa piccola carrellata dedicata alle mostre fotografiche: computer grafica, fotografia, interventi manuali su tele stampate dalle inkjet. È come se questi lavori gettassero un ponte tra la pittura e la ricerca che parte dalla fotografia per cercare di svincolarsi dal dato di realtà, dalla tentazione documentaria. Guardandoli ci si ritrova spiazzati: linee prospettiche da disegno tecnico si fondono e trasmutano in architetture da fotografia di interni e, in queste, figure femminili, nudi femminili, sono intenti, ma in pose statuarie, ad occupazioni assolutamente “pop” quali passare l’aspirapolvere. In altre opere ricostruzioni 3D della stessa National Gallery contengono ritagli di foto che rappresentano persone intente a collocare quadri all’interno del museo.
“Every Was Moving” al Barbican ospita oltre 400 opere di affermati artisti quali Bruce Davidson, William Eggleston, David Goldblatt, Graciela Iturbide, Boris Mikhailov, Sigmar Polke, Malick Sidibé, Shomei Tomatsu, Li Zhensheng e di alcuni importanti innovatori morti prematuramente: Ernest Cole, Raghubir Singh and Larry Burrows. Le fotografie sono degli anni 60 e 70 e mostrano un mondo in evoluzione: la condizione dei neri in sudafrica, le manifestazioni di Malcom X e di Martin Luther King negli Stati Uniti, momenti di vita del Mali post-francese. Impressionanti le foto dalla Cina della “rivoluzione culturale” con panoramiche della manifestazioni di massa o con istantanee dei “revisionisti” messi alla gogna con i cartelli al collo con i quali rinnegavano le personali convinzioni. Meravigliose le immagini dall’India di Singh, con una ricerca sul colore come “vita” intenzionalmente contrapposto all’occidentale e mortifero bianco/nero.
Meno importante, ma sulla stessa scia della riflessione sulle mutazioni, la mostra “London: Landscapes in Transition” di Mike Seaborn alla galleria Foto8. Le foto testimoniano e interpretano le trasformazioni del territorio di Londra est sino alla zona della foce del Tamigi, una zona le cui grandi trasformazioni hanno avuto inizio con l’abbandono delle attività produttive, e quindi dei docks, a favore dell’utilizzo residenziale.
Di carattere storico, la collezione fotografica del Victoria and Albert Museum espone immagini di un vasto arco temporale, dalle origini sino agli anni 70, didatticamente disposte per esplorare la progressione e l’evoluzione del genere. Personalmente mi ha provocato riflessioni sulle origini del gusto e del genere che più mi appartengono.
My personal London Photo Path
Mi sono dedicato a qualche giro londinese per gallerie e mostre fotografiche. Qui di seguito qualche sintetica considerazione.
Shoot! Existential Photography – The Photographers Gallery
C’é stato un periodo, tra la prima e la seconda guerra mondiale, nel quale nelle fiere e nelle feste si erano diffusi degli stand per fare il tiro a bersaglio. Fare centro significava vincere un premio. In qualche caso il premio consisteva in una fotografia scattata dall’atto stesso di “fare centro”. Lo scatto era provocato dallo sparo, lo sparo provocando la fotografia della persona che sta sparando. In un certo senso un corto circuito concettuale sottolineato dal titolo ” Existential photography”. La mostra contiene materiali raccolti da collezionisti nell’arco di alcuni decenni e presenta più di un lato curioso ptestandosi anche ad alcune osservazioni di tipo sociologico. Con tre sterline in più è possibile sperimentarsi ad un tiro a bersaglio allestito al termine del percorso espositivo. Naturalmente con scatto della foto se si colpisce il bersaglio!
William Klein – Daido Moriyama Tate Modern
Corposa esposizione alla Tate Modern, già la sede, da sola, vale la visita. Si tratta di due artisti che la critica classifica come “maestri”, rimando pertanto volentieri al sito della mostra per una rapida descrizione. Mi sentirei solo di aggiungere che si tratta di scatti e di ricerche fotografiche ormai un pó datate, quindi particolarmente interessanti per quanti prediligono una prospettiva storica. Tra le opere in mostra alcune sono certamente tra quelle indimenticabili.
Wildlife Photographer of the Year Natural History Museum
Ho fatto ingresso nella mostra immaginando che mi sarei trovato a guardare delle bellissime quanto noiose immagini di animali. Ma già alla prima sono piombato in una sorta di incredula estasi: le immagini sono non solo meravigliose ma anche coinvolgenti in modo inaspettato. Dinamismo, complessità, perfezione formale e un incredibile dose di amore verso la natura mi avvolge così decisamente da costringermi a rallentare, fermarmi, metabolizzare: da sindrome di Stendhal.
Sono immagini che dispiacciono. Non sono in grado di valutare quanto riportato nella presentazione dell’esposizione, ovvero se davvero il popolo Russo sia costretto ad affrontare una tale ambiguità esistenziale da dover fronteggiare una contiguità animale anche sul piano sessuale. A me sembra una provocazione bella e buona e , sotto questo aspetto, sicuramente molto efficace. Le foto sono per una metà ricavate dalle performance stradali dell’artista: nudo, tenuto al guinzaglio come un cane, come tale si comporta. Le altre sono concepite e realizzate come foto in quanto tali: in molti casi vengono simulati accoppiamenti bestiali.
Holliwood Unseen – Gettyimages gallery
Certamente godibile, ma non incontra le mie pesonali preferenze. Gli scatti sono quelli realizzati dai fotografi delle major hollywoodiane che creavano la”immagine” degli attori a quei tempi emergenti, dalla Marilyn Monroe a Clarke Gable, da Rita Haiworth ad Humprey Bogart. Commerciale.
Baron Wolman The groupies – Mach Schau
Che bello! Si tratta delle foto pubblicate su Rolling Stones nel 1969 e ritraggono per lo più le “groupies”, le ragazze che si mettevano al seguito delle rock band. Le foto sono bellissime, non avrei creduto che mi potessero realmente piacere, in generale ritratto e celebrità mi lasciano piuttosto indifferente, e trasudano una gradevolissima ed erotica ingenuità.
Penny Slinger – Riflemaker Contemporary Art
Microesposizione anfrattata in un piccolo scantinato al quale si accede da una malandata scaletta di legno. Le foto in mostra, insieme ad alcun oggetti realizzati dalla stessa Slinger, sono decisamente anni 70 e marcatamente surreali ma mantengono la loro freschezza ancora oggi. La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad una persona intelligente. Godibile e stimolante.
Reduci testimoni
Di recente ho fatto un giro in bicicletta lungo la perimetrale altomontana dell’Etna. Rispetto ad alcuni anni fa ho trovato che il percorso è diventato molto frequentato sia a piedi da da bikers scatenati. Naturalmente è stata l’occasione per qualche foto.