Creative Collaboration and Immersive Engagement: The Hyperlinked Campus

Ho visto ieri un interessantissima presentazione di Michael Stephens, Assistant Professor, Graduate School of Library and Information Science, Dominican University ove si mostra quanto e come tutti gli strumenti del cosiddetto web 2.0, unitamente ai dispositivi “mobile”, contribuiscano a determinare il clima e le metodologie didattiche a livello di studi universitari. Il video è accessibile a questo link:  Creative Collaboration and Immersive Engagement: The Hyperlinked Campus

Volendo sintetizzare al massimo, questa la slide forse più significativa:

 
Mi piacerebbe molto che vedessero questo video tutti gli addetti alla sicurezza delle reti informatiche delle nostre scuole. E che magari si convincessero dell’opportunità di non impedire l’accesso a siti “social” quali delicious, youtube, slideshare . . .

Previsioni del temp . . . oopss . . dell’influenza?

Molto molto interessante! Google ha messo a punto una analisi delle ricerche sul web degli utenti statunitensi per mappare e in qualche misura prevedere la diffusione dell’influenza sul territorio americano. L’iniziativa è documentata sul blog ufficiale di google.org al post: Tracking flu trends.

L’idea è molto intelligente: là dove l’influenza si va diffondendo, crescono bruscamente le ricerche sul web delle voci relative alla malattia, ai suoi sintomi e alle possibili terapie. E’ quindi possibile seguire nel tempo e nello spazio l’andamento di questi incrementi per dedurre una previsione di diffusione del contagio. A quanto pare il metodo riesce ad essere di una decina di giorni più veloce di quello adottato dalle competenti autorità sanitarie.

La lettura di questa notizia mi ha subito stimolato le riflessioni sulla conoscenza connettiva. Si tratta infatti di una qualcosa che viene dedotto dallo spontaneo comportamento degli utenti del motore di ricerca. Comportamento che lascia una traccia nella rete, crea un “pattern”, potremmo dire. La presenza del pattern viene automaticamente rivelata dai software di analisi dei database di google: la conoscenza del fenomeno è – letteralmente – “emergente”: non costruita da alcuno, nemmeno inconsapevolmente.

Insomma, il fenomeno pare proprio essere una tangibile dimostrazione delle tesi di George Siemens e di Stephen Downes (vedi Connectivism e An Introduction to Connective Knowledge )

Towards a new idea of individual

Very stimulating post: Buddhism, chaos and complexity theory

I don’t know the answer posted by the author, but the reading caused me these thoughts: the christian man belong to a group, the church group (catholic or evangelic or . . .). This way he’s forced to be a sort of hero, to bring his own cross, to strongly beat off temptations, to fight against the heresy, to be intolerant.

May be, the buddhist man is fairly different: according to TechTicker he lives inside a network, he is part of a network, his identity comes from networks. Are buddist men intrinsically connectivist? 😉

CCK08 – Short Paper 1: Your position on Connectivism (Italian)

L’altro giorno in classe ho potuto osservare un comportamento non spiegabile in accordo  alla teoria cognitivista. Stavo lavorando coi i miei alunni ad alcuni esercizi riguardanti l’utilizzo del sistema simbolico basato sui numeri complessi per la rappresentazione dei segnali di tipo sinusoidale. Dopo alcune ore di lavoro durante le quali abbiamo affrontato e sviscerato passo passo tutte le diverse difficoltà, i lavori hanno preso un ritmo decisamente differente: le soluzioni ad alcuni problemi arrivavano quasi istantaneamente, certamente ancora prima che fossimo in grado di spiegarne il perché. Come mai? Come può avvenire che la soluzione venga trovata “prima” della capacità di descriverne il processo seguito?

La spiegazione che mi accingo a farne è, ad oggi, la mia “posizione sul connettivismo”.

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CCK08 – Short Paper 1: Your position on Connectivism (English)

Yesterday, in a classroom of mines, I was able to observe something I cannot explain according to the cognitivist theory. Me and my pupils were solving exercises about the symbolic system (complex numbers based) in representation of sinusoidal electric signals. During a few hours we analized in depth, step by step, all different problems; after a certain time, the providing of answers did come out almost instantly, before – I’m sure – we were able to explain how! How come? What’s the process leading to answer “before” the ability to explain the process itself?

I’ll try to elucidate that: this is my “position on connectivism”.

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CCK08 – Types of Knowledge and Connective Knowledge map

This night I tried to map Types of Knowledge and Connective Knowledge by Stephen Downes:

Too tired now to write something more. Tomorrow . .  perhaps . .

CCK08 – Rote Learning vs Meaningful Learning

I’m actually reading the Technical Report “The Theory Underlying Concept Maps and How
to Construct and Use Them” by IHMC. The paper is very rich about teaching practices and it is very very effective in dimostration of usefulness of concept maps in everyday learning. I conclusively agree with it!
Really interesting  the rote learning in comparison with the meaningful learning: I am not able to learn something if I don’t understand it, so I’m very concerned about the importance of meaningful learning. At the same time, it’s not possible to blind what Pennac describes in his book entitled  Chagrin d’école .

In his experience with disadvantaged pupils he was greatly helped by using memory processes. In his vision, if a pupils is discouraged and has no motivation, the memorization of chunks of text ( expecially poetry or something like that) provides that pupils with a sort of “learning tool”, a tool enabling him to speak in a certain way. The repetition, time after time, grows  self-confidence and intellectual patterns. The pupil understand he is able to learn, so his motivation grows.
May be, some times also rote learning may be a useful learning strategy.

CCK08 About Downes Educational Theory

I liked very very much reading “  Learning Networks and Connective Knowledge by Stephen Downs. I particularly appreciated the “Downes Educational Theory”:

  • A good student learns by practice, practice and reflection
  • A good teacher teaches by demonstration and modeling.
  • The essence of being a good teacher is to be the sort of person you want your students to become.
  • The most important learning outcome is a good and happy life.

Last statement, in my mind, is very special, almost revolutionary, because it’s not concerned with “competence”, work, or productivity. There’s the human being, his wholeness: not money, not business. The culture is something useful for the life!

Berlusconi, il cognitivismo e il connettivismo.

Mi sono domandato, negli ultimi anni, come sia potuto accadere che affermazioni come “ho sconfitto il comunismo in italia” abbiano potuto trovare accoglienza e credito nella pubblica opinione nonostante la loro palese incosistenza. Le letture proposte dal corso sul “connettivismo” mi stanno sollecitando, al proposito, alcune riflessioni.

In accordo al cognitivismo, noi conosciamo qualcosa quando riusciamo a esprimerla con le parole e con il linguaggio: in questo senso “conoscere” significa, in qualche modo, creare una corrispondenza tra le strutture semantiche e lo stesso pensiero formulato dalla mente.

Secondo il connettivismo, invece, l’attività del conoscere consiste nella creazione di strutture a “rete”: in tali strutture ogni nodo della rete costituisce una informazione e le modalità con le quali queste informazioni vengono connesse determinano le modalità stesse del conoscere. Si capisce molto bene l’utilità di questa teoria quando si osserva come persone diverse imparino “cose diverse” anche a partire dalla stessa identica base informativa: ogni persona infatti creerà diverse modalità di connessione e diversi pattern di interpretazione.

Sulla base di quanto appena detto, sembrerebbe che la formazione della pubblica opinione sia molto sensibile alle dinamiche di tipo cognitivista: l’intera carriera politica Berlusconiana è stata costellata da affermazioni – come quella sopra citata – che sul piano squisitamente semantico conservano intatto il loro potere descrittivo. Anche a dispetto del fatto che in Italia i comunisti sono praticamente scomparsi ( certamente hanno terminato di costituire un pericolo) almeno dagli anni 70, quando Berlinguer escogitò la formula del “compromesso storico”. Se l’atteggiamento intellettuale di massa fosse più “connettivista”, l’affermazione “ho sconfitto il comunismo” sarebbe immediatamente stata confrontata con le informazioni relative alla non esistenza di un pericolo comunista per l’Italia e avrebbe subito rivelato la sua evidente infondatezza.

English ( I apologize for this . . .)

During the last years I frequently asked myself how statements like “I defeated comunism in Italy” had been considered “true” by the public opinion, in spite of their evident flimsiness. Lectures from Connectism Course are bringing to me some new considerations.

According to cognitivism, we “know” something when we are able to describe it with words and language: according to that, “knowing” mean, anyway, making a corrispondence between the semantic structures and the thoughts of our minds.

According to connettivism, knowing lies in making networks: into this kind of networks, data are linked and organized in “patterns”. The process of pattern creating is “learning”. It’s possible to understand very well the validity of such a theory: if different individuals are provided with the same knowledge base, they will learn “different things” because they will grow different patterns.

So, probably, public opinion shapping is a “cognitivist process”: the whole Berlusconi’s political career is full of statements – like the above one – perfectly acceptable if strictly examined by the semantic point of view. In spite of the fact that “communism”, in italy, stopped to be considered a danger from the late ’70, when Enrico Berlinguer proposed the “compromesso storico” (historical compromess).
If the mind-set of the masses would be more “connetivist”, the statement ” I defeated communism” would be immediatly linked with data showing the absence of communism in Italy, and then it would be, with no doubt, be considered totally no-consistent.

Very first thoughts

Just started Connectivism & Connettive Knowledge on line course, so I’m reading and reading  . . . I found really interesting the idea that “knowledge” is a sort of a process of neuronal network growing in the brain. According to that, mind is a sort of analog “image” of the world we experience in our life.

Italian

Sono alle prime letture del corso on line Connectivism & Connettive Knowledge. Mi sembra molto interessante pensare alla conoscenza come frutto di una attività di creazione di reti, anche a livello di attività neuronale! Verrrebbe addirittura da pensare alla conoscenza come la formazione, a livello neuronale, di una sorta di “immagine” del mondo che ognuno di noi sperimenta nel corso della sua esistenza.