Aggiornamento del post precedente.
Visitata la mostra di Richard Hamilton alla National Gallery. The Late Works raccoglie le ultime opere dell’artista fondatore della popart compresa l’ultima, incompiuta, distribuita su tre tele in tre differenti versioni. Hamilton é considerato a tutti gli effetti un pittore, ma le tecniche utilizzate mi consentono di includerlo in questa piccola carrellata dedicata alle mostre fotografiche: computer grafica, fotografia, interventi manuali su tele stampate dalle inkjet. È come se questi lavori gettassero un ponte tra la pittura e la ricerca che parte dalla fotografia per cercare di svincolarsi dal dato di realtà, dalla tentazione documentaria. Guardandoli ci si ritrova spiazzati: linee prospettiche da disegno tecnico si fondono e trasmutano in architetture da fotografia di interni e, in queste, figure femminili, nudi femminili, sono intenti, ma in pose statuarie, ad occupazioni assolutamente “pop” quali passare l’aspirapolvere. In altre opere ricostruzioni 3D della stessa National Gallery contengono ritagli di foto che rappresentano persone intente a collocare quadri all’interno del museo.
“Every Was Moving” al Barbican ospita oltre 400 opere di affermati artisti quali Bruce Davidson, William Eggleston, David Goldblatt, Graciela Iturbide, Boris Mikhailov, Sigmar Polke, Malick Sidibé, Shomei Tomatsu, Li Zhensheng e di alcuni importanti innovatori morti prematuramente: Ernest Cole, Raghubir Singh and Larry Burrows. Le fotografie sono degli anni 60 e 70 e mostrano un mondo in evoluzione: la condizione dei neri in sudafrica, le manifestazioni di Malcom X e di Martin Luther King negli Stati Uniti, momenti di vita del Mali post-francese. Impressionanti le foto dalla Cina della “rivoluzione culturale” con panoramiche della manifestazioni di massa o con istantanee dei “revisionisti” messi alla gogna con i cartelli al collo con i quali rinnegavano le personali convinzioni. Meravigliose le immagini dall’India di Singh, con una ricerca sul colore come “vita” intenzionalmente contrapposto all’occidentale e mortifero bianco/nero.
Meno importante, ma sulla stessa scia della riflessione sulle mutazioni, la mostra “London: Landscapes in Transition” di Mike Seaborn alla galleria Foto8. Le foto testimoniano e interpretano le trasformazioni del territorio di Londra est sino alla zona della foce del Tamigi, una zona le cui grandi trasformazioni hanno avuto inizio con l’abbandono delle attività produttive, e quindi dei docks, a favore dell’utilizzo residenziale.
Di carattere storico, la collezione fotografica del Victoria and Albert Museum espone immagini di un vasto arco temporale, dalle origini sino agli anni 70, didatticamente disposte per esplorare la progressione e l’evoluzione del genere. Personalmente mi ha provocato riflessioni sulle origini del gusto e del genere che più mi appartengono.