Un punto di vista diverso. Questa è una delle tante osservazioni venutemi alla mente leggendo il post Zen. Storia di persone. di Treccenere. Diverso da quello di uno della mia generazione, di chi ha partecipato o si ricordi le tante “lotte per la casa” degli anni 70 e 80, diverso da un approccio di tipo movimentista. E diverso anche dall’approccio giornalistico cui abbiamo assistito in queste ultime settimane. Treccenere ne fa una questione più squisitamente “umana”, prima ancora che sociale o “di classe”. Nelle sue foto è perfettamente evidente: c’è la vita, nonostante tutto, con le incombenze quotidiane da affrontare magari in una tenda, con i tanti sorrisi che, nonostante tutto, numerosi vengono fuori. C’è la voglia di esserci e di fare. Persone, non “gente” nè, tantomeno, “vinta”.
I miei complimenti a Treccenere sia per la qualità delle fotografie ( ma che fosse brava lo sapevamo già), sia, anzi soprattutto, per aver voluto affrontare un tema niente affatto facile, un tema che obbliga a venire a contatto con la sofferenza, un tema per svolgere il quale bisogna uscire dal proprio guscio, dal proprio ambiente, e farsi accettare in un quartiere dal quale noi palermitani ci teniamo quanto più possibile distanti . . .
Queste le foto:
Ok mi sono emozionata. E non per gli attestati di stima per le foto (che apprezzo tanto e mi avevi espresso in altre occasioni) ma perchè hai colto prefettamente il senso di foto e parole (credimi non sempre è successo…e mi sono accorta di come alcuni giornalisti più che comprendere un messaggio, stiano attenti a non “offendere” nessuno).E’ difficile essere compresi, e quando questo succede è sempre una felicità che sorprende. Grazie per il prezioso contributo…lo zen non è una frontiera difficile, credimi che mi sono stupita…basta avere il cuore aperto e un po’ di coraggio per rompere il ghiaccio. Poi una cosa tira l’altra, così un amico che ha visto le foto dall’umbria mi ha spedito dei libri (favole in 3d, colori,ecc) da portare ai bambini dello zen,e non vedo l’ora di vedere i loro occhi quando ci giocheranno. Se vorrai unirti a qualche progetto fotografico del genere (o se ne vuoi proporre) mi farebbe piacere. Intanto grazie 🙂
Tocchi un tasto sensibile quando parli dei giornalisti: temo infatti che siano ormai ingabbiati in una pratica professionale che richiede loro non tanto di capire, nè di “far capire” i loro lettori, bensì di “piacere”, di scrivere e di produrre “pezzi” e servizi attraenti, indipendentemente dalla giustezza o opportunità di quanto vanno affermando. Ma qui il discorso sarebbe troppo lungo per questa sede.
Mi dici che la frontiera non si è rivelata troppo difficile: ci credo, succede quasi sempre così, quando si riesce a vincere la propria ritrosia, i timori, le timidezze, poi tutto funziona che è una meraviglia, si fanno degli incontri importanti. Si cresce. Tieni però conto che sei entrata in contatto con persone che avevano tutto l’interesse a mostrare la loro situazione, a “mostrarsi” per chiedere, giustamente, attenzione sul loro caso. E quindi li hai trovati disponibili. In altre situazioni le cose andrebbero diversamente e potrebbe capitare di essere “fermati” o addirittura allontanati senza esitazioni. Faccio un esempio, giusto per spiegare a cosa mi riferisco: se decidessimo di fare un reportage sulle corse clandestine ( di cavalli o di motociclette) e sul relativo giro di scommesse, allora, beh, dovremmo stare molto attenti e prepararci molto sul serio!!
Ti ringrazio dell’invito ad unirmi a progetti fotografici, farebbe molto molto piacere anche a me!
A presto! 🙂