Nel numero del 6 settembre u.s. Economist pubblica un articolo dal titolo “The world on your desktop” riportando una analisi di cosa oggi siano arrivati ad offrirci i sistemi di esplorazione geografica delle informazioni: Google Earth, Google Map, Virtual Earth che costituiscono, nel loro insieme, un sistema indicato col termine “GeoWeb”. L’articolo descrive brevemente l’evoluzione di questi strumenti ed analizza questioni riguardanti la sicurezza sia in termini di ridotta privacy dei cittadini, sia in termini di rischio che i sistemi stessi possano dare aiuto a terroristi e malintenzionati di varia natura ed estrazione, affermando comunque che i diversi studi condotti sia da Google che dalle diverse agenzie di “intelligence” sono concordi nel ritenere i benefici nettamente superiori agli svantaggi. Il gioco vale la candela, anche per l’enorme flusso economico che si spera di veicolare.
Questi strumenti e queste modalità si collocano ancora nell’ambito di web 2.o, tecnicamente almeno per le modalità di realizzazione delle interfacce che consentono di interagire con le mappe (traslazioni, ingrandimenti, segnalazione di punti di interesse, referenziazione di immagini) senza necessità di ricaricare l’intera pagina web; e poi per la possibilità degli utenti stessi di generare informazione georeferenziata: si pensi alla generazione di mappe personalizzate su Google Map con annotazione del proprio esercizio commerciale, descrizione di un manufatto architettonico o comunque qualsiasi annotazione possa essere inserita relativamente ad un certo luogo.
Ma nel prossimo futuro potremmo assistere ad un cambiamento così rilevante da giustificare la definizione di web 3.0. Intanto è già avviato un processo di standardizzazione dei modelli di codifica delle informazioni spaziali; questo assicurerà l’interoperabilità tra i diversi sistemi e la possibilità di ulteriori continue implementazioni di modelli tridimensionali di intere città (vedi ad esempio il modello 3D di Berlino). Un ulteriore cambiamento riguarda le modalità di generazione dell’informazione: riporto la traduzione letterale della fine dell’articolo.
Allo stesso tempo, l’incorporamento delle tecnologie di posizionamento satellitare sui telefoni mobili e sulle automobili potrebbero far aprire le cateratte. Il semplice spostamento di una persona potrebbe essere equivalente all’esplorazione e alla generazione di contenuto senza compiere alcuna operazione aggiuntiva, come dimostrato dalla compagnia Socialight. Il servizio consiste nel consentire agli utenti di sistemi mobili di allegare annotazioni su qualsiasi località in modo che possano essere lette da altri in un secondo momento. Spingendosi oltre, il risultato che potrebbe venirne fuori consisterebbe in una sorta di consapevolezza extrasensoriale, di una capacità di analisi e di annotazione nel mondo reale. “Quando ciò dovesse avvenire”, dice Mr Jones (NdT: già citato nell’articolo in quanto chief technologist di Google Earth), “allora la mappa diventerebbe davvero un piccolo portale alla vita stessa”. La sola cosa che potrebbe limitarne lo sviluppo, a suo parere, è la velocità alla quale la società sarà capace di adattarsi.
Concordo con la perplessità finale espressa nell’articolo. Per esperienza personale so quanto sia difficile fare accettare le risorse del web a persone che non le utilizzano per i più svariati motivi dei quali i più diffusi, a mio giudizio, sono la pigrizia nell’affrontare alcune elementari procedure e la diffidenza, alimentata anche dall’amplificazione, talvolta eccessiva, dei media degli inconvenienti possono procurare hackers, virus, etc.
Riconoscendo le difficoltà che io stesso incontro, e che risolvo a volte ricorrendo ad una persona “esperta”, nonostante la confidenza pluridecennale con computer e web, ed osservando quanto i più giovani, avendone l’opportunità , sono pronti ad apprendere l’uso del web mi sento di concludere che la velocità di adattamento della società sarà più o meno quella della successione delle generazioni.