Uno dei problemi più gravosi per gli utenti “forti” del web, quegli utenti cioè che lo utilizzano ogni giorno, e anche per molte ore al giorno, consiste in una certa frustrazione che viene dal non riuscire ad utilizzare correttamente e compiutamente tutti gli stimoli ricevuti. Il sottoscritto, per esempio, si ostina ad organizzare cartelle di appunti chiamate “da fare”, bookmark di siti classificati “da guardare” oppure, più impegnativamente, “da studiare”. I temi che mi riguardano più da vicino sono quelli della scuola, del web, dell’e-learning e per finire quello della mia antica passione fotografica. Conclusione: gli elenchi si allungano continuamente e non c’è verso di dichiararsi “soddisfatti” di quanto si appreso relativamente ad un certo argomento.
L’incontro con il concetto di Personal Learning Environment (PLE) ha fatto dunque squillare, nella mia testa, una serie di campanelli. Quelli ufficiali e istituzionali: può migliorare i processi di apprendimento? Si adatta ad alunni delle scuole superiori (insegno in un tecnico industriale)? E come? Esistono già delle piattaforme, dei software, qualcosa di organizzato da utilizzare?
A questi, già impegnativi, si sono aggiunti quelli personali: può servire ad organizzare il mio lavoro? A tenere traccia dei mille rivoli che vado perdendo per strada? Ad evitare di dimenticare quella cosa tanto importante vista oggi e che poi domani cancellerò dalla mente perchè ne vedrò tante altre?
Si è aperto un altro fronte di studio, di interesse e di ricerca, non c’è niente da fare . . . aggiungo una categoria in più sul mio blog!