In questi ultimi due giorni ho tenuto un corso di aggiornamento presso un grosso istituto comprensivo della provincia palermitana con l’obiettivo di aggiornare i docenti all’utilizzo della Lavagna Multimediale Interattiva (LIM). Ho incontrato colleghi attenti e motivati, realmente desiderosi di utilizzare la tecnologia nella pratica didattica, e ho vissuto con loro due giorni di grosse difficoltà che voglio qui socializzare perchè ritengo si tratta di una situazione riscontrabile in una grande maggioranza di situazioni scolastiche. Vediamo perchè.
La scuola in questione è fortemente dotata di LIM, praticamente ogni aula ha la sua, però ho potuto riscontrare la seguente situazione:
- le LIM sono state acquistate, come del resto più che comprensibilmente, in occasioni differenti man mano che la scuola ha avuto accesso ai diversi finanziamenti e quindi in ogni occasione sono stati fatti dei bandi e delle gare per la fornitura e ogni volta sono state acquistate apparecchiature di marca diversa, io ne ho riscontrato almeno 4: Eyeboard, Prometean, Qomo, Hitachi. Ma non ho visitato tutti i plessi dell’Istituto, quindi la varietà può essere ancora maggiore. La conseguenza è che ognuna ha il suo software proprietario e quindi ogni docente viene chiamato a conoscere e impratichirsi di ognuno di essi con evidente dannosa dispersione di competenza professionale;
- i computer acquistati per le LIM sono dei notebook (tenuti per sicurezza in armadietti metallici che, una volta aperti, fanno anche da scrivania, peccato che sono stati installati troppo in alto e quindi le braccia del docente lavorano in condizioni ergonomicamente pietose) decisamente sottodimensionati, sono macchine che devono poter gestire senza difficoltà flussi audio e video, e quindi terribilmente lenti. A peggiorare le cose ci si mette la totale assenza di una politica dell’installazione del software che dà luogo ad una situazione di macchine assolutamente soffocate dalla pletora di processi che devono caricarsi all’avvio. Tradotto per chi non ha pratica d’aula: se caso vuole che il computer si blocchi o che per uno dei tanti motivi possibili il docente sia costretto a far ripartire la macchina, passa almeno un quarto d’ora prima di essere di nuovo perfettamente operativi, con conseguente perdita della concentrazione, necessità di “tenere la classe”, etc…;
- la scarsa competenza relativa sia al software che all’hardware ha comportato sui medesimi computer l’installazione di più programmi di utilizzo della LIM e spesso la assenza o la compromissione del software “proprietario”. Di conseguenza, a parte i conflitti software che si generano, viene a mancare quasi dappertutto la fondamentale funzione di calibratura della lavagna senza la quale toccandola in un posto si scrive e si agisce in un altro. LIM quindi di fatto inutilizzabile se non come semplice proiettore di aula (con evidente inutile dispendio economico);
- come accade in molte scuole anche in questa si sono verificati furti di computer con immaginabile ulteriore ingarbugliamento di quanto appena descritto.
Sono quindi stato costretto a impiegare una bella fetta del tempo di formazione per operazioni tecniche indispensabili al funzionamento delle apparecchiature, installazione del software, etc con evidente compromissione degli obiettivi che mi ero prefisso di raggiungere. Alla fine poco male forse, i colleghi erano ugualmente soddisfatti di potere apprendere non tanto l’uso della LIM ma le procedure necessarie per il suo corretto funzionamento: ogni giorno si trovano costretti ad improvvisarle, almeno adesso hanno qualche cognizione in più. Rimane il fatto che, anche dopo il corso, dalla settimana prossima entreranno in aula in condizioni non molto migliori a quelle antecedenti il corso stesso.
La situazione appena descritta è piuttosto diffusa sul territorio nazionale e ad essa potremmo aggiungere la descrizione di tanti altri problemi tecnologici, in primis quello del funzionamento della rete di istituto con accesso ad Internet, condizione questa indispensabile all’utilizzo del registro elettronico (che pure dovrebbe essere ormai obbligatorio). Come fare a rimediare non è per niente chiaro: si tratta infatti di competenze e mansioni che esulano da quelle del docente e che certamente non possono essere affrontate con la “logica della buona volontà” (ovvero docente smanettone che se ne fa carico) che ha caratterizzato tutta la prima fase dell’informatizzazione della scuola. Non sono addentro al PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale) ma sono convinto che ormai in ogni scuola ci voglia una figura di tecnico informatico tipo “IT Administrator Scolastico” che curi la manutenzione della rete, dei computer, delle lim, dei tablet, del registro elettronico, dei software installati e di quelli da installare, etc etc. Perchè non prevederla? Magari, oltre a far funzionare la scuola, si genererebbero ulteriori posti di lavoro!