Ricevo dai colleghi del Vittorio Emanuele III di Palermo e, volentieri, rilancio.
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Lettera aperta al Ministro Gelmini, discussa ed inviata dai docenti dell’ITI Vittorio Emanuele III di Palermo, riuniti in assemblea il 24/11 2010 .
Cara Signora Ministra Maria Stella Gelmini
Se i tempi, scolasticamente parlando, non fossero così grami e l’umore non fosse, di conseguenza, così a pezzi, avremmo commentato in stile “la sai l’ultima?” Il Suo annuncio di pochi giorni fa circa la prospettiva allettantissima di poterci guadagnare nientemeno che uno stipendio in più in un anno, a condizione di essercelo meritato, s’intende ; di essere stati, cioè, molto bravi ,e di aver conseguito il bollino blu da parte di una Commissione interna ecc..,ecc….
Dimenticavamo, a patto di lavorare, almeno per il momento, a Torino o a Napoli e di trovare la copertura finanziaria in tempi da profondo rosso, di tagli da 8 miliardi, di contratti non rinnovati.
Quando si dice , la meritocrazia….
Vogliamo confessarLe – sarà un vezzo professionale – che per noi,ma, pensiamo, anche per tanti, la parola “riforma” filologicamente evoca il significato di rinnovamento e di avanzamento verso una condizione migliore, verso prospettive più aperte e utili alla crescita culturale dei più giovani, al benessere sociale ed alla coesione civile dell’intero paese.
Le confessiamo che facciamo molta fatica a intravedere tutto ciò nella Sua operazione, altrimenti da Lei stessa definita “riforma epocale”; iniziativa tesa non solo ad operare i famigerati tagli impostiLe dal Suo ben più pensoso collega Tremonti, ma a stravolgere e a rinnegare i principi e i propositi , forse la visione strategica dell’avvenire che dai tempi della Costituente si era prefisso e, in buona misura , ha attuato, chi ha guidato le vicende del nostro paese ,dal Governo e dall’opposizione parlamentare .
Lei è giovane, Signora Ministra, ma certamente non opera in solitudine e qualcuno avrebbe dovuto prefigurarLe l’ammontare dei danni che il suo intervento legislativo avrebbe comportato.
Qualcuno Le ha ricordato che la più grande smobilitazione culturale della storia repubblicana, ottenuta con la dismissione di tutti i posti di lavoro venuti meno a causa dei Vostri tagli occupazionali, qui da noi, solo nella nostra provincia, ha provocato, il licenziamento di fatto di circa 4.000 persone?
Ha mai pensato che dietro l’oggettività dei numeri, già di per sé se imponenti, c’è stata – e ci sarà – una forte diminuzione di opportunità e di attenzione ai bisogni formativi dei nostri bambini e dei nostri ragazzi e anche delle loro famiglie, che dietro alla forza delle cifre è stata operata una notevole diminuzione dei diritti di piena cittadinanza nazionale ed europea?
E la cittadinanza, consapevolmente acquisita e realmente vissuta, riteniamo sia indispensabile per poter realizzare quell’idea di federalismo che ha sì nobilissime radici storiche e politiche, ma che, al momento, ci appare piuttosto sacrificata ad un modello arrembante, da darwinismo sociale cinico , egoista e molto angusto dal punto di vista etico e culturale.
Ma “cittadinanza” non era una parola chiave del Suo syllabus ministeriale?
Vede, Signora Ministra, noi siamo persone comprensive e tolleranti anche se abbiamo una certa memoria, ma anche una certa visione del futuro. Glielo diciamo non per rivangare alcune dichiarazioni sulla professionalità degli insegnanti del Sud, con cui ha esordito, all’indomani dell’assunzione della Sua alta carica, o dei Suoi conclamati e ribaditi propositi relativi al reclutamento “territoriale” dei docenti sulla base di non meglio specificate priorità di merito (culturali, etniche, linguistiche?).
Certo, un atteggiamento d’esordio spocchioso, quanto stizzosamente e vacuamente ostile non è proprio ciò che noi insegnanti, qualcuno magari con qualche esperienza guadagnata sul campo e con qualche livello di riconosciuta dignità professionale, ci saremmo aspettato.
Capisce, Signora Ministra, per quali e quanti motivi- ed abbiamo accennato solo ad alcuni- non possiamo che condividere il disagio, ma anche la voglia di partecipare e rivendicare, che esprimono oggi i nostri alunni ai danni dei quali si sta operando il più clamoroso furto di presente e di futuro?
Ovviamente stiamo parlando solo delle ragioni, delle motivazioni intrinseche di una protesta che non è solo generazionale; i metodi e i tempi li decideranno loro, i ragazzi e le ragazze, di cui finora abbiamo apprezzato la compostezza, il bisogno di conoscenza e di socializzazione delle loro esperienze e di cui abbiamo accolto l’invito a dialogare nella chiarezza dei rispettivi ruoli.
Sa, molti di noi ritengono che insegnare a leggere, ad analizzare, a scrivere e “a seguire vertute e canoscenza”sia ancora più che mai , il compito professionale che gli è stato e che si sono assegnati .
Per questo ci piace vedere che i nostri ragazzi manifestano il gusto di sapere, che si apprestino a prendere il largo, a mettere se stessi “per l’alto mare aperto”.
Cordialmente, Signora Ministra, e ci piacerebbe poter aggiungere: “con stima”.
(lettera firmata)