Incompetenza

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Nonostante le personali scaltrezze siamo un popolo che non sa piú fare nulla, o quasi. Attenzione, uso l’espressione “non sa fare” e non “non sa” , proprio ad indicare quello che ormai sotto gli occhi di tutti è un gigantesco problema di gap di competenza. Lo sperimentiamo tutti i giorni: se andiamo in un ufficio pubblico per una pratica nessuno ci sa dire, esattamente, quale debba essere il suo iter; se, sul lavoro, ci rivolgiamo al nostro dirigente, rischiamo davvero di rimanere delusi; nell’ambito della scuola, quello che conosco meglio, non si può certo dire che noi prof conosciamo davvero le norme stesse che regolano la vita scolastica. Oppure magari sappiamo tutto dei classici greci o dell’informatica, ma sconosciamo metodi, tecniche e sistemi di insegnamento che pure dovrebbero essere il nostro pane quotidiano. E, se mi capita di parlare con giovani dei paesi di un territorio a parco naturale, mi rendo subito conto che non hanno la più pallida idea di come cominciare a pensare uno sviluppo ed una attività economica che si fondi sulle peculiarità del loro territorio. Così è in tutti campi (non sarebbe vano toccare anche l’ambito delle nostre rappresentanze parlamentari, sempre rimamendo nell’ambito scolastico non posso che riportare le drammatiche evidenze di incompetenza di tutti gli ultimi ministri. Al di là delle loro intenzioni, ascoltare un loro intervento significa avere subito chiarissimo che non hanno la più pallida, lontanissima, idea di cosa stanno patlando…), inutile dilungarsi con ulteriori esempi: molte competenze sono scomparse con le persone che le esercitavano, altre sono diventate obsolete. Ne servirebbero di nuove, idonee ad affrontare le attuali esigenze economiche e il particolare momento sociale. Insisto, non si tratta (solo) di “saperi”! In questo la scuola ancora qualcosa riesce a fare! Si tratta di come usarli, questi saperi, come “fare sistema” in modo virtuoso, quali criteri, quali ideali, quali metodi prediligere per il loro utilizzo in casi concreti, i momenti nei quali dai saperi si passa alle realizzazioni e ai ritorni economici. I risultati dell’indagine qui sopra riportati dunque non mi sorprendono per niente.
Un contributo a queste riflessioni, l’ho recentemente trovato nell’intervento di Baricco a Firenze, in occasione della Repubblica delle Idee, intervento ricco di spunti, il primo dei quali riguarda proprio la “educazione”, ma intesa in senso lato di “formazione”.

Questo l’intervento:
http://video.repubblica.it/dossier/repubblica-delle-idee-2013/rep-idee-baricco-le-parole-da-cui-ricominciare–tutta-la-lezione/130954/129460

http://flv.kataweb.it/player/v4/player/player_v1a.swf

Arca dei Suoni – Aspetti e Innovazioni

Aspetti formativi e innovativi del progetto “Arca dei Suoni”

Lo scorso 2 marzo si è tenuta a Palermo, presso l’Albergo delle Povere, la presentazione del primo numero della pubblicazione “Quaderno di Arca dei Suoni”. E’ stato un momento interessante di incontro tra gli amministratori e il pubblico convenuto, soprattutto composto da studenti e da docenti provenienti dalle scuole che sono state coinvolte nella prima fase di vita e di sperimentazione del progetto.

Ho partecipato all’evento con una relazione che allego qui di seguito in forma di “slidecast” (le slide sincronizzate con l’audio “live” della presentazione)

Mi piace, in questa sede, cercare di sottolineare ulteriormente quanto indicato nella slide n. 12 . E’ infatti opportuno riflettere sul, e valorizzare fortemente, il valore didattico e formativo della iniziativa. Trattandosi di beni culturali l’aspetto formativo viene, in un certo senso, dato per scontato, ma con il progetto “Arca dei Suoni” si mettono in campo dinamiche potenzialmente assai interessanti, dinamiche a maggior grado di coinvolgimento di quanto possano fare eventi e momenti centrati sulla fruizione piuttosto che sulla creazione. Mi voglio esplicitamente riferire all’aspetto di scoperta e di manipolazione insiti e connaturati alle operazioni di registrazione e di pubblicazione di un contributo audio (per chi non lo sapesse: arcadeisuoni.org è un sito sul quale gli utenti possono direttamente pubblicare contributi sonori di carattere culturale). Gli studenti vengono in questo mobilitati su più livelli, da quelli tecnici della registrazione, a quelli espressivi del prodotto finito e infine a quelli critici degli eventuali feedback su quanto pubblicato. In questo processo accade un qualcosa di veramente importante e formativo: il racconto (per fare un esempio ma potrebbe essere un canto o qualcos’altro) che si va a registrare e pubblicare, in quanto effetto della propria ricerca e della successiva manipolazione, diventa un qualcosa di personale, qualcosa che fa parte della storia personale. In qualche modo, quanto documentato diventa parte del patrimonio personale di chi lo documenta: e questo è un modo non soltanto per imparare, ma per generare direttamente e immediatamente patrimonio culturale! Si valuti questa affermazione alla luce del discorso sulle competenze che da qualche tempo è diventato centrale nella scuola, discorso estremamente complesso, del quale fanno parte degli obiettivi particolarmente difficili da raggiungere in una situazione, quale quella scolastica, nella quale la vita reale viene approcciata, quando va bene, con le forme della simulazione. Arca dei Suoni ha le potenzialità per far superare questo gap tra la vita scolastica e le emergenze culturali del territorio e per di più con modalità di produzione mediatica che fanno parte della cultura giovanile e che non richiedono alcun investimento in tecnologia. Partecipare all’accrescimento dell’archivio sonoro di Arca dei Suoni è un generatore di competenze: come risultato mi sembra niente affatto disprezzabile.

La competenza a scuola, di che si tratta?

Ha avuto inizio oggi (prima sessione delle quattro in programma) il workshop di aggiornamento professionale di psicopedagogia dell’apprendimento tenuto dal Cidi di Palermo alla Scuola Piazzi di via mario Rutelli. Relatore il prof. Mario Di Mauro, Università Ca’ Foscari di Venezia – Centro Interateneo per la Ricerca didattica e la Formazione avanzata.

Il tema è di quelli attuali ed estremamente spinosi, ha fatto notare Di Mauro, schierandosi al contempo tra i crititici dell’adozione del concetto di competenza in ambito scolastico. Motivo: il concetto di competenza deriva da ambiti e ambienti assai diversi da quelli dell’istruzione e della formazione. I modelli di riferimento sono quelli dell’impresa che ha effettivamente bisogno di declinare delle competenze in termini di capacità di soddisfare agli obblighi delle diverse mansioni. A scuola invece le esigenze sono diverse.

La tesi è stata sostanziata dal risultato di uno studio molto approfondito che non sarei in grado di riportare ” a caldo” e senza aver adeguatamente riguardato i materiali che saranno messi agli atti dell’iniziativa. Quello che posso dire stasera è che è stato chiaramente ribadita una sorta di contrapposizione tra la “società della tecnica” e la “società umana della comunicazione”. Che sono stati esaminati i modelli di definizione e valutazione delle competenze di scuola rispettivamente americana e inglese. Che è stato citato il sociologo francese le Boterf, autore di una interessante definizione di competenza che sarà approfondita nei prossimi incontri.

Le mie personali impressioni: la dicotomia “società della tecnica” – “società dell’uomo” mi è sembrata un pò forzata e curvata nel verso della dimostrazione di un teorema per il quale il dominio della tecnica obbliga ad una eccessiva razionalizzazione dell’organizzazione produttiva e alla conseguente costrizione degli esseri umani in ruoli e mansioni  determinati rigidamente dalle esigenze della produzione. La tesi mi sembra un pò stantia e mi ricorda analisi del mondo della produzione di stampo ottocentesco. Sociologi, antropologi, economisti, psicologi ci hanno nel frattempo segnalato tante altre dinamiche, una per tutte: l’uomo consumatore, l’individuo considerato come target del marketing, l’uomo, e soprattutto l’adolescente, per il quale la spinta del mercato ha sostituito la spinta del bisogno e del desiderio. In questo senso economia e finanza credo possa essere considerati attori più pesanti della tecnologia.

Domani alle 15 il secondo incontro.