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Lo scopo è di arrivare a una società in cui l’unità sociale di base è costituita da te e dal tuo televisore.
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Pag.40 – Edizione Biblioteca di Repubblica – L’Espresso
Pagine Personali
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Lo scopo è di arrivare a una società in cui l’unità sociale di base è costituita da te e dal tuo televisore.
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Pag.40 – Edizione Biblioteca di Repubblica – L’Espresso
Mi sembra assolutamente doveroso citare l’iniziativa del sito della Camera dedicato allo studio e alla formazione sulla Costituzione della Repubblica Italiana.
Spero che se ne possa fare opportuno e adeguato uso nelle scuole.
La lettura del giornale di stamattina mi ha causato un malumore dal quale ancora non riesco a tirarmi fuori: Berlusconi e la magistratura, lo scandalo dei mutui americani . . . Un articolo di Antonio Fraschilla sull’inserto “Palermo” mi ha particolarmente infastidito: non capisco bene “da che parte si colloca” il suo autore , comunque, mi è sembrato una “occasione perduta” per affermare qualcosa di sano e di sensato in questo panorama di insensatezze ambientali ed energetiche. L’articolo è Benzina, consumi a picco
In sei mesi vendite calate del 12 per cento leggibile on line al link indicato. L’articolo comincia (a mio parere in modo piuttosto infelicemente) dicendo testualmente:
In città i consumi della benzina sono diminuiti del 12 per cento dall´inizio dell´anno. Colpa del caro gasolio, che ieri nei 320 distributori di Palermo ha fato registrare un nuovo record:
Colpa?? A me, sinceramente, pare un merito! Non prendetemi per masochista . . . vivo di stipendio anch’io e non è che trovi particolarmente fare il pieno . . . Tuttavia la diminuizione dei consumi va salutata come un elemento positivo nel panorama dell’inquinamento cittadino (abbiamo apppena fatto le ZTL o sbaglio?) Più avanti si legge:
«Il calo dei consumi è comunque molto preoccupante e rischia di mettere in ginocchio proprio il nostro comparto, che ha una provvigione fissa di 0,40 centesimi al litro al di là del costo della benzina», dice Benincasa.
Ci risiamo . . . preoccupante il calo dei consumi? Mi spiace per i lavoratori del comparto, mai vorrei che nessuno perdesse il lavoro, ma non per questo è ammissibile cercare di mantenere elevato il livello dei consumi.
L’articolo poi cita il corrispondente aumento dell’uso del mezzo pubblico: e qui si perde l’occasione di salutare questo evento come un dato positivo!
Sul giornale di oggi gli occhi mi cadono per un attimo sull’articolo “Parigi, viaggio nella clinica che restituisce la verginità ” e lì per lì mi balena per la mente il pensiero della assurdità e anche della possibile ridicolaggine di questa cosa: ma come, nell’era di internet e della globalizzazione c’è qualcuno, qui da noi occidentali “evoluti”, che davvero pensa a cose come questa? Ma subito dopo un altro pensiero: certo! Proprio perché siamo in una era nella quale le culture e le popolazioni si stanno incontrando, un’era nella quale tutti possiamo scrivere su internet tutto quello che ci passa per la mente, ecco, proprio per questo non dobbiamo meravigliarci che qualcuno possa ritenere importante e desiderabile l’integrità di un imene! Purché non si vada verso la violenza o la limitazione delle libertà individuali, abbiamo tutti il diritto di ritenere importante una cosa piuttosto che un’altra.
Mi sono sentito subito meglio.
Mi limiti qui a riportare il link ad un articolo apparso su scuolaoggi.org Ne condivido le critiche all’articolo di Citati.
Quando Citati vuol tornare agli anni Venti di Marco Campione e Aldo Tropea
Repubblica ha in prima pagina un intervento di quello che ormai possiamo considerare, insieme a Mario Pirani, l’editorialista di riferimento di quel giornale sui temi dell’istruzione. Ci riferiamo al critico letterario e scrittore Pietro Citati, classe 1930, che affronta il tema dell’emergenza formativa proponendo l’azzeramento degli ultimi venti anni e il ritorno tout court al sistema gentiliano, datato 1923-24: la scuola che ha fatto lui.
Molto bello e interessante l’intervento di Gustavo Zagrebelsky al seminario di “Libertà e Giustizia”. Appunto qui uno stralcio, un passaggio che mi sembra molto importante ed estremamente descrittivo di una situazione italiana cui si dovrebbe tempestivamente porre rimedio:
Quando si dice “la lezione dei maestri”, si dice innanzitutto distanza tra noi, come soggetti, e noi, come oggetti, cioè coscienza critica. La funzione del maestro, nella democrazia critica, non è un lusso, è una necessità vitale.
Tutto il contrario, nella democrazia acritica. Se la maggioranza ha sempre ragione, se la sua volontà è infallibile come quella divina, la voce ammonitrice del maestro è semplicemente un inutile fastidio, come quella del grillo parlante che Pinocchio, che non vuol sentir parola, schiaccia con un colpo di martello. Non c´è bisogno di maestri in questa democrazia, ma di ideologi, di comunicatori, di propagandisti o di pubblicitari, cioè di quelle false maestre (televisione, pubblicità , moda, ecc.) di cui s´è detto. Esse non creano tensione, allontanano da noi l´inquietudine del dubbio, ci fanno credere che ciò che siamo sia anche ciò che non possiamo non essere, che dove siamo non possiamo non essere. Ci fanno stare in pace con noi stessi, perché ci privano della coscienza di noi stessi e ci trasformano da soggetti in oggetti.
La sintesi dell’intervento si può leggere sul sito di Libertà e Giustizia: La democrazia ha ancora bisogno di maestri
La registrazione audio dell’intervento è messa a disposizione da Radio Radicale:
Leggo di recente su Repubblica – Palermo l’articolo di Marcello Benfante sullo scioglimento della coppia Ciprì e Maresco, quelli di “Cinico TV”, per intenderci e di personaggi quali mafia man. Non riesco a trattenere un senso di fastidio: le affermazioni mi sembrano davvero tutte molto esagerate, sino alla chiusura con una citazione di Goffredo Fofi secondo il quale i nostri due sono paragonabili solo a Rossellini, Fellini e Pasolini. Leggi tutto “Ciprì e Maresco”
Una piccola osservazione su cosa possa significare la partecipazione ad un gruppo di lavoro on line.
Ieri sera, intorno alle 18, invio un intervento su di un forum di coordinamento di un sito moodle organizzato attorno ad un progetto di formazione di docenti della scuola. La prima replica è delle 19.25, la seconda delle 01.01, la terza delle 5.37. Chiudo “il giro” nuovamente io stamattina alle 9.30. In poco più di 15 ore l’intero staff si è consultato e ha preso una decisione.
Dimenticavo! Ieri era domenica e i componenti del gruppo di lavoro sono distribuiti su almeno due continenti . . .
Sono passati ormai diversi giorni dai risultati elettorali, giorni nei quali siamo stati (mi sorprendo ad usare il plurale . . ) impegnati prima a rimpiangere gli ennesimi tanti errori compiuti e poi a guardare le vicende della costituzione del “nuovo esecutivo”. Giorni di grande impegno personale antidepressivo . . .
L’articolo Scambiamoci un segno di daje su Webgol è uno dei primi che mi fa sentire un pò meglio. Qualcosa forse si muove al di là delle solite organizzazioni e al di fuori delle solite sedi. Mi piacerebbe molto scoprire dinamiche generatrici di nuove aggregazioni e nuovi movimenti!
Ad elezioni italiane appena conclusesi, può sembrare strano l’andare a pensare e a leggere quali fossero i metodi e i principi per la scelta del Dalai Lama nel Tibet tradizionale. Ma giusto ieri sera ho trovato uno spunto di straordinaria rilevanza in “Segreto Tibet” di Fosco Maraini. Scritto tra il 1936 e il 1948, il brano è interessante anche per coloro che dovessero pensare all’invasione cinese del Tibet come un modo per rovesciare “democraticamente” una teocrazia assoluta.
Le parole di Maraini:
<<Noi amiamo molto questo sistema [ndr la scelta del nuovo Dalai Lama tramite la ricerca della nuova incarnazione ] >> mi disse una volta Lobsang, <<vi si incontrano tutti i vantaggi di una linea ereditaria e tutti i vantaggi delle elezioni. D’una linea ereditaria, per la stabilità sociale che garantisce; d’un’elezione perché ogni volta si comincia dal nuovo e quindi non si è schiavi di una classe. E poi consideri il senso profondo di unità che il sistema finisce col dare al nostro Paese! Il Prezioso Protettore ( il Dalai) può nascere in qualsiasi casa, di cittadini o di paesani, di poveri o di ricchi; tutti partecipano potenzialmente all’istituzione; non è privilegio di alcuno; abbiamo così messo insieme la monarchia su basi popolari e la democrazia su basi metafisiche. . . . >>