BazanCuba

copertina bazancuba: un bambino si sporge dal finestrino di una naveLo inseguivo ormai da diverso tempo: non é acquistabile tramite gli usuali canali commerciali, ma solo direttamente dal suo autore, Ernesto Bazan. Mi era davvero dispiaciuto moltissimo aver perduto l’occasione di incontrare Ernesto – e di acquistare il libro – qui a Palermo, in occasione della presentazione al “Nuovo Montevergini” ma, fortunatamente,  per mail, mi diceva di potere rivolgermi al fratello, in grado di distribuirne qui a Palermo un certo numero. Ieri sera sono entrato in possesso della mia copia e subito mi sono immerso nella lettura.

Che le immagini fossero belle e interessanti lo avevo già capito dalle piccole anteprime visitabili sul sito. Ma l’emozione, questa no, non me la potevo aspettare! A livello personale non sono mai stato particolarmente conquistato dalle mitologie cubane, né quelle di stampo letterario né quelle castriste o “che-iste”. Né, tantomeno, il libro e il lavoro di Ernesto Bazan se ne curano più di tanto.

Sono stato almeno tre ore di fila a sfogliare il libro, guardando le foto, leggendo i brevi ma intensi testi; ogni tanto tornando indietro per guardare di nuovo. A dispetto del forte impatto visivo ed emozionale il libro e le immagini non lasciano “esaurirsi” presto. Non ci vengono mostrate grandi meraviglie, né grandi tragedie. Ci vuole tempo, bisogna lasciarsi andare e diventare disponibili, Ernesto Bazan pretende, ci costringe, a partecipare a qualcosa di intimo, di vissuto.

Vissuto, appunto, forse questa è la parola chiave più adeguata a caratterizzare questo lavoro.

The art of learning

Mi ha fatto molto piacere leggere il post Stephen Heppell and Tate Modern: soprattutto l’affermazione

One of his themes was the need to change our learning spaces in schools in order to change the way pupils learn, and he led a fascinating discussion on this.

Da molti anni vado pensando a nuovi modelli di scuola, modelli capaci di rompere la cappa di apatia che incombe sui nostri alunni ogni qual volta si tratti di studiare . . . C’è poco da fare, non li teniamo più, ormai perdiamo i migliori e non riusciamo a recuperare i peggiori. Dovremmo diventare capaci di fare scuola in un modo del tutto diverso dall’attuale andare a scuola, magari buttando via i libri di testo, rompendo i limiti di contenuto e di tempo delle “materie” (orrenda parola), prendendo spunto da un romazo come da un dipinto.

Dovremmo vivere l’apprendimento.

Trusted Computing?

Mi aspettavo una analisi mediatica, invece il nuovo libro di Anna Fici, “Leggere e Scrivere i Media” è per me una scoperta delle tematiche relative al “Trusted Computing“. Si tratta di una alleanza tra produttori hardware, software ed entertainment per la realizzazione di sistemi capaci di abbinare le interfacce user-friendly con la massima possibile sicurezza informatica. Le intenzioni sembrano buone, ma esistono fondati timori che le soluzioni in corso di adozione possano nascondere o comunque veicolare dell’altro: il controllo sui diritti d’autore dei brani audio-video presenti nei vari dispositivi, ad esempio, oppure limitare alcune libertà di azione degli utenti sul web. Personalmente mi mette molto in allarme la possibilità che possa essere facilitata la diffusione sul mercato di nuove forme di broadcasting, come se già non ci bastasssero tutti i grandifratelli proposti dalle varie emittenti . . .

Il testo indaga scientificamente sulle possibili conseguenze del trusted computing in ambito sociale e in ambito individuale e si interroga su quali potrebbero essere le modalità di rifiuto culturale dei relativi scenari di impiego.

Lo stress affettivo da Dialogo Interculturale

La ricetta é semplice: prendi un gruppo polacco, studenti e professori insieme, uno spagnolo, uno turco e uno italiano; falli incontrare per una settimana organizzando una moltitudine di momenti per stare insieme: momenti di confronto ma anche, anzi soprattutto, di vera e propria esplorazione turistica, andando in giro dentro e fuori città. Gli studenti sono ospitati da altri studenti e così anche le famiglie ne risultano coinvolte. Stiamo parlando di uno dei tanti progetti europei “Comenius” aventi come obiettivo l’Intercultural Dialogue . Ho avuto l’opportunità di partecipare a quello della mia scuola avente come obiettivo l’abbattimento degli stereotipi culturali: devo ammettere che si tratta di una esperienza estremamente positiva, un qualcosa che davvero riesce a tirar fuori il meglio dalle persone partecipanti. Tutti si trovano bene, al di là delle abitudini e delle lingue, anzi, si crea una tale atmosfera di disponibilità e di amichevolezza che, terminata la settimana, giunto il momento degli addii, da più parti si è fatta fatica per trattenere qualche lacrima. Grandi propositi di rivedersi, ma dentro di sè ognuno sa che difficilmente potrà reincontrare questi nuovi amici. Così, insieme al piacere della fortunata esperienza, cala anche un velo di tristezza, una precoce nostalgia. C’é da riflettere: come mai si riesce a creare in così poco tempo questo forte legame affettivo?

Su facebook sono attualmente visitabili le gallerie fotografiche del meeting a Kuyucac (Turchia) e del più recente meeting palermitano.

Comenius 2009 Intercultural Dialogue – Palermo Meeting

Comenius 2009 – Palermo Photo Exhibition

Partecipare ad uno studio sull’evoluzione

Praticamente una sorta di social network scientifico! L’idea che sta alla base del sito Evolution MegaLab è quella di chiedere la collaborazione di tutti i cittadini disponibili per la effettuazione di rilevamenti sulla biologia di una specie di chiocciola piuttosto diffusa, la Cepea. Una volta scaricata l’apposita scheda e le semplici istruzioni di compilazione, si potrà partecipare alla ricerca caricando sul sito i dati rilevati durante le passeggiate in natura. In tal modo si potrà capire l’andamento delle trasformazioni nella evoluzione di questa specie, per esempio le variazioni di coloritura col variare delle condizioni climatiche, con un livello di dettaglio e una copertura territoriale molto molto estesi. I dati che vanno emergendo dalla ricerca sono pubblicamente disponibili sotto forma di foglio elettronico liberamente scaricabile.  Il tutto, ovviamente, a costo praticamente zero!

Molto interessante anche la possibilità di georeferenziare le osservazioni direttamente utilizzando le mappe di google. Insomma: partecipazione, mashup, ricerca, questo è proprio un bel web!

Su YouTube un video di spiegazione.

Maruzza Musumeci

Sellerio Editore - Maruzza Musumeci di Camilleri
Sellerio Editore - Maruzza Musumeci di Camilleri

Bello, sì, senza mezzi termini mi è davvero assai piaciuto. Sarà anche perché da molto non leggevo Camilleri, ma il suo siciliano mi è sembrato denso e appropriato; non so che effetto possa fare ad un lettore nordico, comunque non siciliano, sicuramente di non facile lettura. La storia è insieme epica e bucolica: al fascino del mare, delle creature misteriose in esso contenuto, si affianca la sensazione della campagna “all’antica”, fatta di sudore, di onestà, di conoscenze ormai perdute. E di una certa saggezza “naturale”, fatta di rispetto e di onestà. Comunque adeguata, e qui la differenza con i tempi attuali è massima, a fornire supporto per una vita soddisfacente anche se laboriosa, creativa e costruttiva anche senza saperlo.

Mamma li turchi! Ovvero: qualche riflessione in margine al Comenius a Kuyucak

Turchia - Tradizione e modernitàSì, davvero, ma non come si possa immaginare . . . Il dato fondamentale: una straripante ospitalità, colma di attenzioni, cerimonie, doni. Nei giorni impareremo che non è limitata ai soli partecipanti al progetto. Cominciamo dal primo giorno dei lavori ufficiali: l’ingresso mel grande locale della manifestazione è segnato dall’offerta dell’acqua profumata per lavare le mani e dei “lukum”, classico quanto appiccicoso e tradizionale dolcetto. Si aprono i lavori: Ercan e Zohre sono fantastici, lo saranno per tutta la durata del nostro soggiorno: in piedi, davanti ad una nutrita platea composta da docenti e studenti italiani, turchi, polacchi e spagnoli si alternano nel tradurre dal turco all’inglese e dall’inglese al turco. D’un tratto, tutti in piedi! L’inno nazionale turco viene ascoltato praticamente sull’attenti! Naturalmente verrà seguito dagli inni degli altri paesi coinvolti in questo Comenius: c’è una grande concentrazione e compenetrazione. Non riesco a non pensare come da noi sarebbe stato diverso, qui non sembra affatto uno stanco rituale. Sorpresa tra le sorprese: a turno veniamo chiamati, tutti, per ricevere un omaggio dall’assessore alla cultura (almeno così ho capito). Chiniamo la testa per indossare una sorta di coprispalle di cotone: un grande onore!

Tralascio, almeno per il momento, la descrizione di tutti i momenti vissuti in questi giorni. Mi preme adesso sottolineare  la grande amichevolezza nella quale ci siamo trovati immersi: ci hanno portato in giro, ospitati nelle loro case, pagato molti dei nostri pranzi, fatto conoscere le loro famiglie. Mi sento davvero molto favorevolmente impressionato. Oggi (questa nota risale al 21 us), ultimo giorno del nostro soggiorno in Anatolia, con Antonio abbiamo raggiunto, a piedi, un paesino distante qualche chilometro da Umutt, l’albergo termale nel quale risiediamo. Per la strada, ingombra di macchine agricole, praticamente nessuno. Entriamo “nel bar della piazza”  per prendere un tè: nel locale alcuni anziani leggono il giornale e chiaccherano tra di loro. Al momento di andare non ci consentono di pagare! Parlano solo turco, ci intendiamo a gesti: hanno facce distese e serene, sono contenti di offrircelo, questo tè. Siamo contenti pure noi!

Abbasso Zemanta!

Image representing Zemanta as depicted in Crun...
Image via CrunchBase

Spinto da un post su di uno dei miei “twine” preferiti, mi sono convinto a provare Zemanta, un sistema che facilita l’inclusione di contenuti multimediali quando si scrive sul proprio blog oppure quando si scrive un messaggio di posta elettronica. Zemanta propone anche link che sono attinenti con l’oggetto del nostro post e pretende di facilitare perfino la scelta dei tag da attribuire al nostro testo. Bene, preso da entusiamo per la novità installo zemanta, apro il mio blog, comincio ad editare un nuovo post: benissimo, zemanta si fa vedere, apre una finestrina con una serie di immagini generiche che non mi servono affatto. Noto però una finestrina di ricerca, serve a indicare l’argomento di cui trattasi, e quindi scrivo il nome della mia città: Palermo! Ecco comparire, dopo poco, una collezione di immagini classiche della città, scelte per lo più da quelle su Flickr rilasciate con licenza Creative Commons (correttissimo . . ). Più in basso un’ altra finestra mostra una serie di notizie provenienti da tutto il mondo: vabbé . . . non mi interessano . . . Continuo a far scendere lo sguardo per arrivare alla finestra che suggerisce i tags: e qui ci rimango! Su otto tag proposti, quattro sono: mafia, godfather, cosa nostra, gaetano lo presti. Gli altri sono quelli ovvi: palermo, sicilia, etc. Sinceramente: ci rimango male! Penso: “magari è stato un caso” e ci riprovo: niente da fare! Questa volta spicca in bella mostra il nome di totò riina e della famiglia gambino, il traffico di droga, il crimine . . .   A questo punto comincio a domandarmi: “può darsi che siano questi i risultati di Google quando si cerca Palermo?” Faccio la prova: nelle prime 10 pagine dei risultati alla ricerca “palermo”, ovvero i primi 100 risultati in ordine di ranking, non trovo citata la mafia né i mafiosi nè altre attività illegali. Provo quindi la ricerca per immagini: anche qui stessa storia: non trovo nulla che giustifichi la selezione dai tag proposti da zemanta. Che cosa pensare? Quale sarà il database privilegiato dagli sviluppatori di questo sistema? Non che voglia difendere l’indifendibile, Palermo è quella che é, ma il dubbio che il sistema privilegi lo stereotipo diventa intollerabilmente fondato. Se queste son le applicazioni del semantic web (zemanta – semantic): brrrr . . . spero proprio di no.

Ma non finisce qui! Nel tempo che mi è occorso per scrivere questo post,  sotto la finestra di editing in wordpress mi sono comparsi una serie di link che mi portano a cercare su wikipedia: le voci? “Illegal drug trade”, “mafia”, “organized crime”, “salvatore riina” . . . e dài,  corro a disinstallare!!

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Il mio Personal Learning Environment

Ho improvvisamente avuto la tentazione di visualizzare il mio PLE (Personal Learning Environment), ovvero quell’insieme di risorse, di ambienti, di interazioni che mi consentono di “continuare ad imparare” . Chi volesse saperne di più sul concetto di PLE potrebbe trovare utili questi documenti: History of personal learning environments e Personal Learning Environments – the future of eLearning?

Realizzare qualcosa comporta sempre una certa dose di scoperte: intanto l’utilizzo di Mindomo, un web service gratuito per la generazione di mappe mentali;  consente di inserire blocchi a diversi livelli di nidificazione e di aggiungere link ipertestuali, immagini, video etc. La cosa che mi ha convinto maggiormente è stata la possibilità di fare collassare o espandere i diversi rami a seconda del livello di nidificazione: mi sembra una possibilità molto comoda nel caso di presentazioni pubbliche. A patto di avere una connessione attiva diventa preferibile al classico “decotto” powerPoint.

Ho scoperto poi che il proprio PLE non è tracciabile una volta per tutte! Se si volesse tracciare per l’intero corso della propria esistenza attiva verrebbe fuori qualcosa di gigantesco e richiederebbe una quantità di tempo sproporzionata. Di qui la decisione di concentrare l’attenzione sul PLE “attuale”, quello dell’ultimo anno ad esempio. Magari l’anno prossimo ne farò un altro, certamente diverso dal presente.

Interessante anche la riflessione derivata dalla necessità di classificare i propri ambiti di interesse: tracciare questa mappa è stato anche sistematizzare a grandi linee il mio personale ambito di conoscenze.  Ancora una volta si scopre di star facendo anche una riflessione su se stessi: non male direi.

Per accedere alla mappa interattiva fare click sulla immagine (allo stato attuale l’embedding della mappa porta ad un risultato assai insoddisfacente).

Il mio attuale PLE
Il mio attuale PLE

Sono stato alla Favorita

Per ben due volte negli ultimi otto giorni, ovvero due domeniche di fila, mi è capitato di bazzicare con amici e ragazzini per il Parco della Favorita (Palermo). Riporto una citazione da palermoweb.com:

Era ad un tempo parco, luogo per esperimenti agricoli di carattere utilitario (quali le coltivazioni di agrumi – oggi quasi tutti mandarini – olivi, frassini, noci e sommacco), riserva di caccia. Vi erano ombrosi viali, esedre, spiazzi con sedili, fontane, frantoi, cantine, ecc. Verso le pendici del monte, nella fitta boscaglia di leccio e lentisco che ospitava fagiani, pernici, beccacce, conigli, ecc, si snodava un accidentato percorso di caccia appositamente creato ed interrotto dalla presenza dei torrioni neogotici, destinati a deposito di armi e munizioni e al riposo.

Dai borboni ad oggi certamente i tempi sono assai cambiati, ma, pur conoscendo le diverse nefandezze di questa città alla quale siamo tuttavia irragionevolmente affezionati, qualche interrogativo sorge spontaneo.

Ad esempio: perché ci troviamo costretti a rispondere a domande del tipo “papà, ma cosa ci fanno le prostitute?” Leggi tutto “Sono stato alla Favorita”