Sino ad ora sono rimasto freddo e molto distante dalle diverse manifestazioni partite soprattutto dagli ambienti universitari. Sì, devo ammetterlo, non mi convincono molto, si muovono solo adesso che concretamente sono toccati negli interessi personali . . . ma della politica berlusconiana conosciamo i principi e gli obiettivi ormai da molti, troppi anni, mi infastidisce assai che le iniziative non siano partite prima. Né mi meraviglierei di scoprire che una metà di quanti stanno attualmente manifestando hanno, alle ultime elezioni politiche, espresso la loro preferenza nei confronti della coalizione attualmente al governo. Adesso mi sembra troppo tardi.
Sciopero comunque, perché stavolta è unitario, spero in una grande “manifestazione della sinistra” (ammesso che sia ancora possibile usare questi termini col significato che conosciamo), in un qualcosa che riesca a muovere qualcosa al di dentro del pachiderma scolastico al quale appartengo. Pachiderma che ha sempre reagito in modo conservativo alle proposte di riforma, qualsiasi ne fosse la parte proponente. Pachiderma capace di lamentarsi e di continuare a giacere nella totale inazione, anzi di contrastare qualsiasi sollecitazione al cambiamento.
Non spero, non ci riesco, in una qualche pratica conseguenza dello sciopero. Almeno nei termini del ritiro dei provedimenti annunciati. Invece mi auguro possa servire a mostrare ad una metà del paese che esistono dei “marziani” la cui adesione al modello di cittadino proposto dalle emittenti televisive non è totale. Cittadini che ancora non si arrendono alla banalizzazione del vaffanculismo, del “si è sempre fatto così” o, ancora, del “non vi preoccupate che ci penso io”. Che credono ancora nella validità dei principi costituzionali e nella necessità del corretto funzionamento del parlamento. E che lo scopo della cultura sia il benessere dell’individuo e la capacità sociale di affrontare le sfide della complessità .