Apprendere a vivere è anche apprendere ad affrontare l’incertezza. Questo quinto capitolo è la continuazione del precedente e mette in evidenza come ogni esistenza umana abbia con sè degli elementi che ne fanno un’avventura proiettata verso l’ignoto.
I progressi scientifici del XX secolo ci hanno resi consapevoli della incertezza nella nostra concezione del mondo. Abbiamo imparato che il principio deterministico è valido solamente entro i confini della fisica classica. Appena al di fuori di essa incontriamo – ci scontriamo – con il non misurabile: si pensi ad esempio al principio di indeterminazione di Heisenberg. Nel campo della biologia non riusciamo a spiegare il perchè e il come dell’origine della vita, come sia potuto accadere che alcune macromolecole abbiano cominciato ad allontanarsi dal caos auto-organizzandosi e auto-riproducendosi. Nel campo degli studi sulla evoluzione (noi umani ne siamo un ramo di un ramo di un ramo . . . ) abbiamo ormai chiarezza sulla indeterminazione della sua direzione.
In questo panorama di incertezze dobbiamo includere quelle tipicamente umane: l’inceretezza cognitiva e l’incertezza storica. Della prima abbiamo già parlato: non possiamo conoscere il reale perchè la nostra indagine è basata sulla percezione e sulla interpretazione. Conoscere e pensare sono dei veri e propri <<dialoghi con l’incertezza>>.
<<L’incertezza storica è legata al carattere intrinsecamente caotico della storia umana>>, la civiltà non ha sempre progredito in una direzione ma ha seguito un percorso segnato da << creazioni favolose e da distruzioni irrimediabili >>. Non esistono Leggi della Storia.
Il nostro avvenire non è “teleguidato” dal progresso. << Ci si deve quindi preparare al nostro mondo incerto e aspettarsi l’inatteso >>.
E’ convinzione di Morin che possiamo aiutarci con i “tre viatici”. Il primo: essere coscienti della “ecologia dell’azione” . Ogni azione, una volta intrapresa, entra in un gioco di interazioni e di retroazioni in seno all’ambiente nel quale si effettua. Il risultato finale può essere molto diverso da quello previsto.
Secondo viatico: la strategia. Essa si oppone al “programma” inteso come sequenza di azioni determinata a priori. Nei campi umani il programma è destinato a fallire perchè non riesce – non può – a tenere in conto le inevitabili perturbazioni. La strategia invece è un processo incessante di raccolta e di analisi delle informazioni necessarie a perseguire un certo obiettivo.
Terzo viatico: la scommessa. Non si tratta di diventare giocatori di azzardo ma di integrare l’incertezza nella fede o nella speranza. Concerne gli impegni fondamentali della nostra vita e ci rende consapevoli che ogni destino umano comporta una irriducibile incertezza anche nella certezza assoluta.