In risposta, e a rinforzo, delle numerossissime mail arrivate in questi giorni con l’invito a votare “sì” contro il nucleare, dichiaro – ma dubbi non potevano essercene – che il mio voto a questo referendum del 12 e 13 giugno sarà, senza dubbi e senza possibilità di ripensamento, un fermo “SI”!
Le motivazioni di questo mio convincimento non sono nuove, al contrario risalgono agli anni 80, una trentina d’anni fa quindi, durante i quali le problematiche fondamentali connnesse alla produzione di energia elettrica mediante reattori nucleari non mi sembra siano sensibilmente mutate. Si tratta quindi di un convincimento pre-Chernobyl e pre-pre-Fukushima, un convincimento freddo e meditato che si basa su questi pochi assunti fondamentali:
- l’energia elettrica prodotta per via nucleare non è più economica di quella prodotta da altre fonti ( non fidatevi di costi calcolati trascurando lo smaltimento del combustibile esausto e la dismissione degli impianti ormai “vecchi”);
- l’uranio in natura è tutt’altro che abbondante ed un suo uso diffuso ne creerebbe l’esaurimento forse ancor prima del petrolio. Gli impianti quindi dovrebbero essere costruiti per funzionare col Plutonio e con altri prodotti di fissione nei reattori cosiddetti “autofertilizzanti”, una tecnologia con criticità ancora più marcate di quella ad uranio arricchito;
- non è pensabile risolvere il problema del confinamento delle scorie ( materiali da confinare per -letteralmente – migliaia di anni);
- non è accettabile che le centrali “esauste” diventino dei “cimiteri nucleari”. Sia per motivi ambientali, sia per motivi di militarizzazione del territorio.
Come si vede, pur non considerando il problema delle sicurezza,e quindi degli incidenti, problema che ci porta alle inevitabili posizioni emotive di quest’ultimo periodo, i motivi per bandire il nucleare dalle tecnologie adoperabili appaiono in tutta la loro chiarezza.
Possiamo – dobbiamo – votare SI in tutta serenità e tranquillità.
D’accordissimo!