Io scelgo? Come? La situazione attuale dell’orientamento scolastico

Avrei voluto mandare un commento al post Io scelgo? Come? La situazione attuale dell’orientamento scolastico su Education 2.0, ma non riesco ad inviarlo causa un ricorrente errore sul sistema. Lo allego qui di seguito.

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Premetto che ho sempre insegnato negli istituti tecnici industriali (insegno elettronica) e che quindi la mia ottica, il mio punto di vista, sono profondamente orientate da questa esperienza.

Il problema dell’orientamento lo vivo in modo assai acuto: insegno una materia tecnologica, dovrei essere sempre aggiornato, dovrei sempre sapere quali sono le competenze richieste dalle aziende e dal mercato del lavoro (termine orrendo). Dovrei, insomma, riuscire io stesso ad “orientarmi” ancor prima di cercare di orientare i miei stessi alunni. Non prendetela per una battuta! Ho conosciuto molti colleghi far cambio di cattedra, a favore ad esempio della più tranquilla fisica o matematica, proprio per le difficoltà dell’insegnare una tecnologia! Se si pensa che quando mi sono laureato, nell’ormai lontano 81, non esisteva il personal computer; che le telecomunicazioni si limitavano praticamente al telefono ( quello classico, col combinatore) e alla radiofonia; che l’evoluzione delle tecniche, dei mercati, delle mode e delle culture procede ad un ritmo sempre crescente, c’è effettivamente da sentirsere schiacciati.

Vado subito al punto per non dilungarmi, ma era necessario contestualizzare il mio intervento.

Quando parlo con i miei studenti ho spesso la sensazione che siano persone intelligenti, persone con le idee abbastanza chiare circa il posto che occupano nel mondo. Attenzione: non sto dicendo che sono studenti “bravi” dal punto di vista scolastico! Purtroppo no! Spesso trovo difficoltà a far loro capire le basi della disciplina; a trasmettere loro quali sono i punti fondamentali di interesse; quali i valori formativi – in senso lato – dell’apprendere l’elettronica.

Però, ecco, non credo che saprei loro indicare una strada diversa da quella che loro stessi sono in grado di tracciarsi. Non conosco “il loro mondo”, almeno non direttamente. Se li incontro fuori dalla scuola, mi accorgo del loro valore di “persona”, per intero. A scuola magari mi fanno arrabiare e scoraggiare.

In breve: cosa fare allora per orientarli?

Intanto fornire loro la lettura di tutti i possibili studi di settore disponibili: spesso si scopre che la situazione non è poi così disastrosa come si legge sui giornali . . . a patto, naturalmente di guardare ai ruoi più qualificati ( esperti di automazione, di telecomunicazioni, etc)

Poi: lasciarli fare! Anzi fare qualcosa insieme a loro! Voglio dire: abbattere la cultura scolastica del leggere-ripetere-fare il compito in classe . . . Piuttosto organizzare delle attività,  non necessariamente “pratiche”, almeno non nel senso della pratica professionale, o dell’impiego della manualità; piuttosto delle attività che li vedano protagonisti, che consentono loro di scegliere, di proporsi, di sperimentare al di fuori della perversa logica di “quello che vuole il professore” o “quello che ha detto il professore. Un esempio? La mia scuola partecipa da qualche anno la settimana della scienza insieme ad altre scuole della città e della provincia: studenti delle varie scuole, anche medie inferiori, esponmgono al pubblio i loro esperimenti scientifici e li spiegano ai visitatori. Il successo di questa iniziativa è assolutamente travolgente ( si legga ad esempio Palermoscienza 2008 – Quando fare scuola diventa una meraviglia ) ed è un esempio di cosa potrebbe succedere lasciando ai ragazzi stessi il controllo dei loro stessi apprendimenti.

In definitiva la mia idea è la seguente: non riusciamo nè riusciremo mai a fare “orientamento” come vorremmo. L’articolo qui sopra ne evidenzia i motivi. Cerchiamo allora di fare in modo che i nostri stessi alunni siano persone in grado si orientarsi! Smettiamo i panni degli orientatori e  lavoriamo invece per creare le condizioni, per facilitare le attività necessarie ad innescare nei nostri stessi alunni quel processo di crescita personale che è il solo in grado di guidare ogni individuo nel corso della vita.

Autore: Carlo Columba

Nato (1956), cresciuto e vissuto a Palermo ma certamente non "palermitano doc", piuttosto mi sento pronto per un trasferimento in svizzera… Insegno elettronica negli istituti tecnici industriali ma provengo da esperienze di progettazione e produzione nel campo della multimedialità sequenziale e interattiva. Amante della natura e del silenzio da sempre coltivo la fotografia come personale e indispensabile autoterapia.