E’ da ieri sera che con grande interesse leggo i post di Maurizio Chatel su BlogBooks in the Net.
Soprattutto mi ha colpito l’idea espressa ne L’insegnante liquido
la funzione dell’insegnante acquista di importanza, poiché egli è chiamato, nella lezione frontale – che può avvenire con la semplice pagina stampata del post messa a disposizione di tutta la classe – a fornire le indicazioni di metodo per navigare in modo sensato, per usufruire dei diversi link in modo razionalmente gerarchizzato, per anticipare in modo teorico ciò che gli studenti “troveranno” nella loro navigazione, così da predisporli ad un utilizzo pertinente dei materiali messi a loro disposizione dal testo. Il computer non è affatto uno strumento adatto esclusivamente all’autoapprendimento; esso dev’essere pensato dal docente all’interno di un piano di lavoro che vede nel lavoro in classe la fase formativa essenziale all’uso consapevole di una varietà di fonti e di canali di informazione, di volta in volta selezionati per ogni specifico obbiettivo. Il gruppo classe deve e può rimanere l’ambiente naturale per la formazione, ambiente all’interno del quale la funzione docente come facilitatore si affianca a quella classica dell’esperto in “progettazione” dei percorsi di apprendimento.
ovvero della lezione frontale costituita da un post del blog. La cosa che mi sembra davvero nuova, in questa formulazione, è che si tratta del post concepito non come unità didattica o learning object o comunque come qualcosa che serva a veicolare contenuto. Tutt’altro: si tratta invece di un qualcosa che precisa obiettivi e metodologia. Che fornisca supporto (scaffolding). Ancora di più se lo si considera in ottica connettivista: fornisce un suggerimento per una modellizzazione di uno dei possibili “pattern” della rete conoscitiva.
Un commento su “Il “post” come lezione frontale”
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