L’effetto che mi aveva fatto vedere per la prima volta il fregio del Partenone al British, a Londra, era stato di grande rabbia: non era venuto il tempo di restituirle alla Grecia queste opere? E perchè questa esposizione così fredda e asettica?
Questa seconda volta l’esperienza è stata del tutto differente e mi sono ritrovato a provare una certa gratitudine per Elgin, il lord che spese la sua fortuna per portare le statue a Londra e per allestirne l’esposizione. E poi mi sono dato qualche minuto per cercare di farne una fotografia che potesse comunicare “un senso”. Non è affatto facile: le dimensioni orizzontali, la presenza di moltissime persone, la mancanza del gruppo centrale rappresentante la nascita di Atena, impediscono qualsiasi tentativo di interpretazione in chiave epica o in chiave drammatica o, comunque in una qualche chiave emotivamente significativa. Il tentativo è stato allora quello di cercare di mettere in relazione il fregio con i visitatori, con il pubblico: mi sono quindi messo alle sue spalle e ho scattato una sequenza che mi permettesse poi di restituire una panoramica del fregio stesso e dell’ambiente espositivo.
Questa foto ne è il risultato: alla panoramica ho corretto un pò di deformazioni prospettiche e ho mascherato in modo tale da far risaltare le statue come se fossero più illuminate dell’ambiente circostante. L’effetto finale non è chissà che, ma forse restituisce abbastanza correttamente alcune sensazioni significative: le persone che affollano la sala sono viste quasi dal punto di vista delle statue stesse, possiamo un pò illuderci di guardare con i loro occhi la folla che doveva popolare l’Acropoli. I visitatori sono tutti impegnati a guardare le statue o i bassorilievi delle metope, restituendo in tal modo il corretto funzionamento dell’ambiente espositivo. E poi c’è il vuoto centrale, quasi un buco nell’immagine, a sottolineare lo sgomento della perdita, a stento scongiurata dal salvataggio dei personaggi periferici della rappresentazione. La nascita di Atena, perfettamente cresciuta e già in armi, estratta dalla testa di Zeus grazie ad un colpo di accetta ben assestato da Efesto, non c’è più: probabilmente ridotta a calce per nuove, tardive, costruzioni, lascia il posto alla prospettiva della sala affollata. Una assenza che si fa tangibile presenza.
Sei riuscito a esprimere in foto perfettamente ciò che pensi. E si recupera la sacralità, da questa prospettiva…gli dei siamo noi 🙂