CCK08 – Rote Learning vs Meaningful Learning

I’m actually reading the Technical Report “The Theory Underlying Concept Maps and How
to Construct and Use Them” by IHMC. The paper is very rich about teaching practices and it is very very effective in dimostration of usefulness of concept maps in everyday learning. I conclusively agree with it!
Really interesting  the rote learning in comparison with the meaningful learning: I am not able to learn something if I don’t understand it, so I’m very concerned about the importance of meaningful learning. At the same time, it’s not possible to blind what Pennac describes in his book entitled  Chagrin d’école .

In his experience with disadvantaged pupils he was greatly helped by using memory processes. In his vision, if a pupils is discouraged and has no motivation, the memorization of chunks of text ( expecially poetry or something like that) provides that pupils with a sort of “learning tool”, a tool enabling him to speak in a certain way. The repetition, time after time, grows  self-confidence and intellectual patterns. The pupil understand he is able to learn, so his motivation grows.
May be, some times also rote learning may be a useful learning strategy.

CCK08 About Downes Educational Theory

I liked very very much reading “  Learning Networks and Connective Knowledge by Stephen Downs. I particularly appreciated the “Downes Educational Theory”:

  • A good student learns by practice, practice and reflection
  • A good teacher teaches by demonstration and modeling.
  • The essence of being a good teacher is to be the sort of person you want your students to become.
  • The most important learning outcome is a good and happy life.

Last statement, in my mind, is very special, almost revolutionary, because it’s not concerned with “competence”, work, or productivity. There’s the human being, his wholeness: not money, not business. The culture is something useful for the life!

Docenti “tifosi” per la propria scuola

Sono appena adesso tornato dalla sessione pomeridiana del seminario del CIDI dal titolo “Cosa serve alla scuola“. Un grazie al Cidi per essere sempre in grado di farci prendere una boccata d’ossigeno e di parlare di scuola in modo interessante ed intelligente.

Ho apprezzato davvero molto l’intervento di Giancarlo Cerini e particolarmente il passo nel quale diceva che, per migliorare le dinamiche di apprendimento, i ragazzi dovrebbero diventare “tifosi” delle proprie classi.

Sono assolutamente d’accordo! Anzi: rilancio! Per migliorare il proprio insegnamento, i docenti dovrebbero diventare “tifosi” per la propria scuola!

Il decreto del 1 settembre

Si, quello della gelmini, emanato in virtù della delega al governo, e quindi mai discusso in parlamento. Ebbene: l’art. 2 è intitolato Valutazione del comportamento degli studenti.

L’articolo impone l’utilizzo del voto in decimi e prescrive il raggiungimento del 6 per la promozione alla classe successiva. Ho notato che gli interventi sui media hanno solamente messo l’accento critico su questo aspetto della valutazione in decimi, tralasciando invece di notare ( e di interpretare) l’utilizzo della parola “comportamento” e la assoluta mancanza di qualsiasi cenno relativo ai cosiddetti obiettivi dell’area affettiva, obiettivi oggetto della programmazione del Consiglio di Classe a pari merito con quelli squisitamente “disciplinari”, la valutazione dei quali era poi sintetizzata dal “voto di condotta”.

Mi sembra che questo sia un punto molto più dolente della semplice reintroduzione della valutazione “numerica”, che poi, in fondo, così male non é, avendo quanto meno il pregio della estrema sinteticità; succede a tutti gli insegnanti che, a seguito lettura del giudizio di un alunno, i genitori abbiano fatto la domanda: insomma professore, al 6 ci arriva mio figlio? Dimostrando in questo modo che sul numero è impossibile il difetto di interpretazione . . .

Dunque non si parla più di obiettivi dell’area affettiva ma semplicemente di comportamento: sarà un caso? Credo proprio di no! Piuttosto credo si tratti, da una parte, di pura e semplice ignoranza del funzionamento della scuola, ignoranza che induce al classico concetto di “comportamento”: se ti comporti bene, ovvero se non disturbi e stai fermo e zitto per tutto l’orario scolastico, sei “bravo”. Magari poi non ascolti, magari non fai i compiti a casa perché non ne hai voglia o perché hai delle difficoltà ( eventualmente relazionali o familiari), ma sei bravo lo stesso. Valutare il comportamento significa quindi abolire il tentativo di intervenire sul benessere della persona (valutato in termini di capacità e qualità di partecipazione all’intero insieme del processo formativo) e porre tutta l’attenzione al rispetto del ruolo (io, docente, parlo; tu, studente, ascolti . . .) nel senso più classicamente gerarchico.

E sin qui, per quanto non condivisibile, si tratta di una politica “di destra”, cosa che, evidentemente era attendibile da un governo dichiaratamente tale.

Dall’altra parte c’è la mancanza di qualsiasi cultura “sistemica”, ovvero di qualsiasi conoscenza dell’approccio al funzionamento di una organizzazione descritta dalla analisi del funzionamento e delle interazioni tra le sue varie parti. La scuola quindi vissuta non più come sistema che si organizza in base a delle risorse e a degli obiettivi, ma, ancora una volta, come una sorta di caserma dove c’è chi comanda e c’è chi obbedisce.

E questo, mi si perdoni la presunzione, non è di nè di destra, nè di centro, nè di sinistra: mi pare solamente stupidità!!!

Piattaforma didattica sulla Costituzione Italiana

La home page del sito sulla CostituzioneMi sembra assolutamente doveroso citare l’iniziativa del sito della Camera dedicato allo studio e alla formazione sulla Costituzione della Repubblica Italiana.

Spero che se ne possa fare opportuno e adeguato uso nelle scuole.

Quando Citati vuol tornare agli anni Venti

Mi limiti qui a riportare il link ad un articolo apparso su scuolaoggi.org Ne condivido le critiche all’articolo di Citati.

Quando Citati vuol tornare agli anni Venti di Marco Campione e Aldo Tropea

Repubblica ha in prima pagina un intervento di quello che ormai possiamo considerare, insieme a Mario Pirani, l’editorialista di riferimento di quel giornale sui temi dell’istruzione. Ci riferiamo al critico letterario e scrittore Pietro Citati, classe 1930, che affronta il tema dell’emergenza formativa proponendo l’azzeramento degli ultimi venti anni e il ritorno tout court al sistema gentiliano, datato 1923-24: la scuola che ha fatto lui. continua

Dinamiche on line

Una piccola osservazione su cosa possa significare la partecipazione ad un gruppo di lavoro on line.

Ieri sera, intorno alle 18, invio un intervento su di un forum di coordinamento di un sito moodle organizzato attorno ad un progetto di formazione di docenti della scuola. La prima replica è delle 19.25, la seconda delle 01.01, la terza delle 5.37. Chiudo “il giro” nuovamente io stamattina alle 9.30. In poco più di 15 ore l’intero staff si è consultato e ha preso una decisione.

Dimenticavo! Ieri era domenica e i componenti del gruppo di lavoro sono distribuiti su almeno due continenti . . .

Diario di scuola

Copertina de Ho appena finito di leggere l’ultimo libro di Pennac. Lettura facile, ariosa, stimolante. Assolutamente non banale. Si tratta delle personali teorie pedagogiche dell’autore, sin dalle prime pagine dichiaratosi un impossibile “somaro”, anzi un ex-somaro, “ex” grazie ad alcuni insegnanti “che lo hanno salvato dalla scuola”. Il tono è sempre quello scherzoso e lieve cui lo scrittore ci ha abituati, ma le riflessioni sono profonde e, soprattutto, vissute e interiorizzate, tanto da poter essere veicolate con un linguaggio semplice e diretto.

Lo sguardo sui “somari” è, come facilmente intuibile, assai benevolo: si tratta di ragazzi il cui principale problema è la sfiducia in se stessi, con conseguente declinazione, in tutte le possibili varianti, del pensiero e dell’affermazione: << non ce la posso fare>>. La cura proposta da Pennac? Lettura e letteratura! Brani da imparare, da recitare, da chiedersi l’un l’altro in qualsiasi momento, anche, forse soprattutto, fuori dalle aule scolastiche. La memorizzazione vissuta come prima possibile “potenza” del somaro, come primo grimaldello, primo “io posso”. Su questo si innesta un magnifico gioco, un insieme di momenti evolutivi della personalità e del pensiero, il pensiero di celebri autori smette di essere meccanica ripetizione e diventa analisi, riflessione, acquisizione.

In altri capitoli lo sguardo di Pennac va oltre gli alunni, per posarsi sulle ansie delle madri, le delusioni dei padri, i tanti scoramenti dei docenti che si sintetizzano nella frase: << ma io non sono preparato per questo >> .

Quasi quasi me lo rileggo . . . !

Palermoscienza 2008 – Quando fare scuola diventa una meraviglia

Fontana di Si è appena conclusa, presso il Polididattico di Viale delle Scienze, la manifestazione Palermoscienza durante la quale scuole di ogni ordine e grado hanno messo a disposizione del pubblico gli esperimenti scientifici “didattici” di loro creazione. In pratica una sorta di “Exploratorium” realizzato dal lavoro comune di appassionati studenti e insegnanti nei campi della fisica e della chimica: ottica, meccanica, termodinamica i temi più frequentati. Ma anche botanica, biologia molecolare, genetica, elettrostatica.

Il dato più rilevante è costituito certamente dalla incredibile vitalità e disponibilità degli studenti nello spiegare ai numerosissimi visitatori il significato e il senso dei diversi esperimenti. Praticamente una festa collettiva all’insegna della curiosità e della conoscenza. Incredibile: allora è possibile “fare scuola” in maniera interessante e coinvolgente! Sono assolutamente certo che gli esiti formativi di una attività come questa siano di portata notevolissima sia sul piano strettamente disciplinare, sia sul piano della motivazione, del confronto col mondo esterno, del senso di sè, del piacere della condivisione del sapere.

Bravi, proprio bravi tutti quanti: gli organizzatori, i ragazzi, i docenti, i visitatori!

Le immagini su Flickr 

Non tutto è free, non tutto è open

Nelle ultime ore ho totalizzato ben due occasioni di “frustrazione da mancato download”!

Ieri sera è avvenuto mentre cercavo lo schema elettrico di un mio vecchio amplificatore audio. Volevo, vorrei, mostrarlo ai miei alunni della quarta per un discorso sugli amplificatori che ci accingiamo a studiare. Ebbene, sono incappato in una quantità sbalorditiva di falsi risultati di ricerca. Una parte di occorrenze rimandava a siti che dicevano di consentire il download dello schema, ma in realtà poi lo cedevano a pagamento . . . Un’altra parte, anzi, la maggior parte, rimandava a siti fantasma, a pagine piene di sigle di componenti e . . . basta! Ci stanno solo le sigle e una grande quantità di pubblicità. Informazione utile: assente!

Oggi sono incappato nella stessa sindrome, questa volta dovuta alla ricerca di test attitudinali. Mi servirebbe poterne adattare uno alla selezione degli alunni per un piccolo progetto della scuola. Ebbene, anche in questo caso, montagne di risultati che promettono mari e monti, ma che, stringi stringi, conducono a siti commerciali di psicologi e consulenti. Da scaricare non ho trovato nulla.

Conclusione: ho evidentemente trovato, in rapida successione, due settori per i quali le logiche “2.0” non sono ancora state applicate. Settori per i quali deve, ancora, essere conveniente la mancata circolazione dell’informazione. Settori chiusi. Possibile? Provare per credere!