Pensieri di un prof in vacanza

Devo cercare di escogitare qualcosa per motivare maggiormente gli alunni: come fare per cercare di far capire loro che apprendere può anche essere una attività piacevole? Che può essere qualcosa di fondante per la propria personale e intima esistenza?
Dovrei capire, prima, cosa piace loro fare, e, cosa più difficile, perché!

Leggo da “Intelligenza Emotiva” di Goleman della faccenda riguardante “il flusso”, ovvero del piacere che a noi deriva quando riusciamo a compiere qualcosa in stato di flusso. Sarà questa la logica e la base dell’attrazione dei videogiochi? Una situazione “immersiva” nella quale ci si accorge di “funzionare” e agire quasi come spettatori di noi stessi, meravigliati dal miracolo delle nostre stesse capacità? E come usare queste stesse dinamiche nella didattica? Come trasformarle in prassi?

Altra domanda: come suscitare il piacere della scoperta? Cosa ci spinge, ad esempio quando siamo in montagna, a superare la stanchezza per “andare a vedere cosa c’é un pò più in là”? Interrogando me stesso potrei rispondere che si tratta di curiosità, di fascinazione per l’esplorazione e l’incognito. Ma anche della voglia (necessità?) di delimitare un personale territorio, e di portare all’esistenza zone precedentemente ignorate. Ho l’impressione che ai miei alunni tutto ciò possa non importare un fico secco.

Oppure no, forse invece hanno solo bisogno di aver aperto la porta e di un incoraggiamento ad intraprendere la strada; hanno bisogno di seguire un maestro? Dubbio: un maestro non riesce ad essere tale solo quando è nella sua bottega? Possibile fare della propria aula (ancorché virtuale) la propria bottega? E, a questo punto: noi docenti non stavamo diventando “facilitators”? Le nostre abilità di “comunicazione didattica” continuano ad avere un valore preminente?

Mumble mumble . . .

iPhone: cambia la vita?

Ebbene sì, magari non di colpo, magari non istantaneamente, però, esaurita la fase iniziale di download e test delle applicazioni più attraenti, ci troviamo in mano con qualcosa che ci consente qualche vera novità. Premetto che sino al giorno prima di averne uno (regalo di natale di mia moglie) avevo adoperato ma, devo dire, con soddisfazione, telefonini proprio antiquati, ancora con display a cristalli liquidi! Tutte le mie aspettative erano di poter telefonare e mandare sms; camera digitale, mms, e cose del genere non mi hanno mai attratto più di tanto e quindi possedevo esattamente quanto mi serviva. Tutto il resto passava dal pc.

Con iPhone tutto è cambiato. Grazie al wireless casalingo la posta me la leggo sul divano, Facebook lo frequento comodamente sdraiato, il giornale on line lo vado sfogliando nei momenti e nei luoghi più diversi . .  insomma una sensazione di libertà e di comodità mai provata prima. I diversi feed RSS ai quali sono abbonato non li leggevo praticamente mai, adesso é diventata una piacevole abitudine serale, in qualche caso magari a discapito del buon libro a letto. Altra cosa che trovo utilissima è l’applicazione “Instapaper” che consente sia da iPhone che da PC di registrare un qualsiasi documento on line in modo tale da poterlo leggere con comodo offline; registra il testo senza formattazione ( l’aspetto è simile a quello dei feed) e quindi la leggibilità diventa ottima anche su di uno schermo piccolo.

Svantaggi? Certamente scrivere sull’iPhone è più problematico che usare una comoda (e rumorosa) tastiera, il copia e incolla mi manca moltissimo,  ma talvolta l’uso del piccolo, carezzevole, display ne fa una esperienza decisamente intima!

Mamma li turchi! Ovvero: qualche riflessione in margine al Comenius a Kuyucak

Turchia - Tradizione e modernitàSì, davvero, ma non come si possa immaginare . . . Il dato fondamentale: una straripante ospitalità, colma di attenzioni, cerimonie, doni. Nei giorni impareremo che non è limitata ai soli partecipanti al progetto. Cominciamo dal primo giorno dei lavori ufficiali: l’ingresso mel grande locale della manifestazione è segnato dall’offerta dell’acqua profumata per lavare le mani e dei “lukum”, classico quanto appiccicoso e tradizionale dolcetto. Si aprono i lavori: Ercan e Zohre sono fantastici, lo saranno per tutta la durata del nostro soggiorno: in piedi, davanti ad una nutrita platea composta da docenti e studenti italiani, turchi, polacchi e spagnoli si alternano nel tradurre dal turco all’inglese e dall’inglese al turco. D’un tratto, tutti in piedi! L’inno nazionale turco viene ascoltato praticamente sull’attenti! Naturalmente verrà seguito dagli inni degli altri paesi coinvolti in questo Comenius: c’è una grande concentrazione e compenetrazione. Non riesco a non pensare come da noi sarebbe stato diverso, qui non sembra affatto uno stanco rituale. Sorpresa tra le sorprese: a turno veniamo chiamati, tutti, per ricevere un omaggio dall’assessore alla cultura (almeno così ho capito). Chiniamo la testa per indossare una sorta di coprispalle di cotone: un grande onore!

Tralascio, almeno per il momento, la descrizione di tutti i momenti vissuti in questi giorni. Mi preme adesso sottolineare  la grande amichevolezza nella quale ci siamo trovati immersi: ci hanno portato in giro, ospitati nelle loro case, pagato molti dei nostri pranzi, fatto conoscere le loro famiglie. Mi sento davvero molto favorevolmente impressionato. Oggi (questa nota risale al 21 us), ultimo giorno del nostro soggiorno in Anatolia, con Antonio abbiamo raggiunto, a piedi, un paesino distante qualche chilometro da Umutt, l’albergo termale nel quale risiediamo. Per la strada, ingombra di macchine agricole, praticamente nessuno. Entriamo “nel bar della piazza”  per prendere un tè: nel locale alcuni anziani leggono il giornale e chiaccherano tra di loro. Al momento di andare non ci consentono di pagare! Parlano solo turco, ci intendiamo a gesti: hanno facce distese e serene, sono contenti di offrircelo, questo tè. Siamo contenti pure noi!

Il mio Personal Learning Environment

Ho improvvisamente avuto la tentazione di visualizzare il mio PLE (Personal Learning Environment), ovvero quell’insieme di risorse, di ambienti, di interazioni che mi consentono di “continuare ad imparare” . Chi volesse saperne di più sul concetto di PLE potrebbe trovare utili questi documenti: History of personal learning environments e Personal Learning Environments – the future of eLearning?

Realizzare qualcosa comporta sempre una certa dose di scoperte: intanto l’utilizzo di Mindomo, un web service gratuito per la generazione di mappe mentali;  consente di inserire blocchi a diversi livelli di nidificazione e di aggiungere link ipertestuali, immagini, video etc. La cosa che mi ha convinto maggiormente è stata la possibilità di fare collassare o espandere i diversi rami a seconda del livello di nidificazione: mi sembra una possibilità molto comoda nel caso di presentazioni pubbliche. A patto di avere una connessione attiva diventa preferibile al classico “decotto” powerPoint.

Ho scoperto poi che il proprio PLE non è tracciabile una volta per tutte! Se si volesse tracciare per l’intero corso della propria esistenza attiva verrebbe fuori qualcosa di gigantesco e richiederebbe una quantità di tempo sproporzionata. Di qui la decisione di concentrare l’attenzione sul PLE “attuale”, quello dell’ultimo anno ad esempio. Magari l’anno prossimo ne farò un altro, certamente diverso dal presente.

Interessante anche la riflessione derivata dalla necessità di classificare i propri ambiti di interesse: tracciare questa mappa è stato anche sistematizzare a grandi linee il mio personale ambito di conoscenze.  Ancora una volta si scopre di star facendo anche una riflessione su se stessi: non male direi.

Per accedere alla mappa interattiva fare click sulla immagine (allo stato attuale l’embedding della mappa porta ad un risultato assai insoddisfacente).

Il mio attuale PLE
Il mio attuale PLE

Sono stato alla Favorita

Per ben due volte negli ultimi otto giorni, ovvero due domeniche di fila, mi è capitato di bazzicare con amici e ragazzini per il Parco della Favorita (Palermo). Riporto una citazione da palermoweb.com:

Era ad un tempo parco, luogo per esperimenti agricoli di carattere utilitario (quali le coltivazioni di agrumi – oggi quasi tutti mandarini – olivi, frassini, noci e sommacco), riserva di caccia. Vi erano ombrosi viali, esedre, spiazzi con sedili, fontane, frantoi, cantine, ecc. Verso le pendici del monte, nella fitta boscaglia di leccio e lentisco che ospitava fagiani, pernici, beccacce, conigli, ecc, si snodava un accidentato percorso di caccia appositamente creato ed interrotto dalla presenza dei torrioni neogotici, destinati a deposito di armi e munizioni e al riposo.

Dai borboni ad oggi certamente i tempi sono assai cambiati, ma, pur conoscendo le diverse nefandezze di questa città alla quale siamo tuttavia irragionevolmente affezionati, qualche interrogativo sorge spontaneo.

Ad esempio: perché ci troviamo costretti a rispondere a domande del tipo “papà, ma cosa ci fanno le prostitute?” Leggi tutto “Sono stato alla Favorita”

Linguaggio giornalistico??

Trasecolato leggo su Repubblica-Palermo di oggi l’articolo di Chiara Saturnino:

A Sferracavallo il paesaggio si affaccia sul mare. E il mare, incontrastato, si abbatte sul paesaggio provocando non pochi danni.  . . .

Che dire, l’idea del paesaggio come di una entità  agente, capace di “affacciarsi” . . . Il mare poi, parte integrante del paesaggio, che fa, si abbatte su se stesso?

Decisamente una frase poco felice, ma si capisce, sono cose che possono capitare . . . Certo, anche il contenuto dell’articolo non é che mi convinca molto: se il mare provoca danni a qualche manufatto, significa al 90 per cento che quel manufatto là non doveva starci! Ma questo, ovviamente, è solo il mio insignificante parere 😉

Articoli di questo tipo mi fanno temere che si voglia mettere mano a nuove colate di cemento lungo la costa, evento questo da evitare come la peste! Se poi ogni tanto qualche mareggiata intacca muretto e sede stradale . . . bè, si possono sempre riparare!

Moretti: Io, Veltroni e il Caimano

Riporto – e pienamente condivido – questa efficace sintesi di Nanni Moretti:

“Non mi stanco di ricordare la pazzesca situazione italiana, anormale per una democrazia. Penso che le televisioni di Berlusconi non abbiano spostato solo voti, ma l’intero paese, comunque già pronto ad accogliere questa “novità“. E non facciamo confusione con Sarkozy, che non ha gli interessi economici e il potere mediatico di Berlusconi. Recentemente ho detto una cosa piccola e semplice: in Italia non c’è più opinione pubblica. Non parlo dell’opposizione, ma di qualcosa o qualcuno trasversale ai partiti, che comunque si riconosca in comuni valori democratici. E che, come succede in altri paesi, dovrebbe “punire” – mettiamoci le virgolette, per carità – un capo del governo che non ha senso dello Stato, che non va alle celebrazioni del 25 aprile, che aggredisce la magistratura, che ha come braccio destro un condannato per corruzione e come braccio sinistro un condannato per concorso in associazione mafiosa. E invece passano concetti come “agli italiani non interessa il conflitto di interessi, visto che hanno fatto vincere Berlusconi”. Sì, ma interessa alla democrazia… La maggioranza delle persone, e non solo a destra, ormai considera normale che un uomo abbia il monopolio della tv, faccia politica e sia anche capo del governo. La sua vittoria è questa: ormai la bassa qualità della democrazia italiana è considerata un fatto normale, marginale. Un paese che in quindici anni ha permesso a un uomo con tante tv e giornali e interessi economici di candidarsi cinque volte a capo del governo, non è un paese serio e non ha una classe politica seria….”.

Tratto da

Moretti, cinema e politica
“Io, Veltroni e il Caimano”

di PAOLO D’AGOSTINI

Salva i Blog! Contro il DDL anti-Blog presente alla Camera (DdL C. 1269)

Aderisco alla campagna

Dalla commissione Cultura della Camera arriva un nuovo disegno di legge (DdL C. 1269) che obbligherebbe molti blog e siti (che fanno “attività editoriale”) ad iscriversi al registro dei comunicatori con la possibilità di essere perseguiti per i reati a mezzo stampa. Un anno fa ci provarono con il DDL Levi-Prodi che facemmo ritirare. Ora ci riprovano, nel silenzio assoluto dei media.
Con la partecipazione di tutti possiamo difendere la libertà di parola online, di blog, siti d’informazione indipendenti e non solo!
Chi fosse interessato o anche solo per informazioni:

Towards a new idea of individual

Very stimulating post: Buddhism, chaos and complexity theory

I don’t know the answer posted by the author, but the reading caused me these thoughts: the christian man belong to a group, the church group (catholic or evangelic or . . .). This way he’s forced to be a sort of hero, to bring his own cross, to strongly beat off temptations, to fight against the heresy, to be intolerant.

May be, the buddhist man is fairly different: according to TechTicker he lives inside a network, he is part of a network, his identity comes from networks. Are buddist men intrinsically connectivist? 😉

La Classe

Spinto da molte entusiastiche recensioni sia del film che del romanzo originale, ho visto, ieri sera, “La Classe”.

Film fatto bene, senza ombra di dubbio. Sicuramente deve essere costato molto lavoro e il risultato si vede soprattutto nell’atteggiamento dei ragazzi in classe, atteggiamento che in nessun momento assume l’aspetto di finzione cinematografica e nella scelta del vocabolario e del linguaggio giovanile, perfetti direi, anche nella trasposizione in lingua italiana.

Per quanto mi riguarda il film finisce qui! Per il resto l’ho trovato complessivamente noioso ed inutilmente lungo: dal punto di vista della narrazione cinematografica non accade nulla, o quasi. La descrizione della vita all’interno della classe mi ha dato l’impressione più della “fotografia” che della “vicenda”. Nel finale c’è un tentativo di far accadere qualcosa, qualcosa che faccia scoprire una sorta di profondità nascosta perfino in questi difficili adolescenti: ma il tentativo è goffamente condotto, lo spettatore per niente sedotto dalla scoperta della ragazzina de “La Repubblica” di Platone. E si rimane perplessi per il dialogo finale tra il prof e la ragazza che, all’ultimo giorno di lezioni, una volta usciti tutti i compagni, si avvicina al docente per confidargli che lei non ha imparato nulla e che non vorrà continuare gli studi: decisamente fiacco.

Ma ciò che mi ha addirittura infastidito è stato l’atteggiamento del prof, improntato alla stessa stentorea polemica di quello degli alunni e soprattutto delle alunne: davvero antipatico! E poi dà proprio l’impressione di essere costantemente in imbarazzo, durante l’intero anno scolastico! Beh  . . . che dire, qualsiasi classe diventa problematica in queste condizioni! Almeno questa è la mia esperienza: i ragazzi vanno “sentiti” e il comportamento da adottare in classe dipende istante per istante dalla capacità di stare in mezzo a loro, di stare dalla loro parte ma, allo stesso tempo, fare il professore, essere l’adulto di riferimento, fornire le idee giuste nei momenti giusti. Il professore di francese del film sembra invece costantemente spiazzato dal non riuscire a svegliare l’interesse degli allievi per mezzo delle sole argomentazioni logiche e razionali. L’unico momento di deroga si trasforma in un errore, banale errore di relazione, errore grave perché compiuto da un adulto verso un adolescente, da un docente verso un allievo, da un uomo verso una donna. Insomma, un prof veramente disastroso al quale non esiterei a consigliare di cambiare mestiere!