Sloop2Desc – Andamento dei lavori sulla piattaforma

Ho partecipato ieri all’incontro tra gli attori del progetto Sloop2Desc e i rappresentanti delle aziende coinvolte nel progetto.   Ne ho approfittato per sperimentare un nuovo sistema per la realizzazione di presentazioni: Prezi . Lo strumento mi sembra molto promettente e sul sito si trovano diverse realizzazioni e dimostrazioni. Qui di seguito inserisco la mia presentazione e il file audio del parlato.

L’audio relativo alla presentazione

Tre scuole o una scuola?

Nei giorni scorsi si è tenuta una doppia giornata di studio sul tema del riordino della scuola. Curata dal Cidi di Palermo, il titolo era “Tre scuole o una scuola?”. I temi trattati sono stati quello delle competenze, della valutazione, dei voti. Un riflessione a 360 gradi per ribadire l’impegno dell’associazione anche, soprattutto, in momenti per la scuola assai critici.

Nel video qui di seguito l’intervento di Maurizio Muraglia, presidente del Cidi di Palermo.

Le altre registrazioni qui: http://www.archive.org/bookmarks/carlocolumba

Un’arca per i suoni

Arca dei SuoniNella natura di un’arca c’è, ovviamente, il “contenere”, il  trasportare, il “mettere in salvo”. Arca dei Suoni, sito realizzato dalla Unità operativa IX del Centro per il Catalogo della Regione Siciliana, fa certamente questo: raccoglie dei contributi sonori variamente significativi della cultura siciliana, li mette a disposizione, li diffonde, li distribuisce per mezzo del sito stesso, li mette in salvo dall’oblio. Si tratta già di obiettivi ambiziosi e certamente assai meritevoli. Ma Arca dei Suoni va “molto più in là”: ispirandosi da una parte alle più recenti esperienze di “user generated content” presenti in rete, dall’altra alle pratiche  più avanzate riconducibili, in ambito didattico, al cosiddetto “apprendimento collaborativo” e in accordo con una serie di scuole, ha sensibilizzato e incoraggiato gli alunni a raccogliere delle testimonianze sonore provenienti dai rispettivi ambienti: racconti di vita degli anziani, descrizioni di antichi lavori, canti, cunti, l’intero panorama delle possibilità è stata registrata dai ragazzi e autonomamente caricata sul sito stesso. L’operazione sembra apparentemente banale e potrebbe essere scambiata per una sorta di scimmiottamento delle ricerche etnoantropologiche. Ma, anche qui, si tratta di molto di più! Senza voler sembrare eccessivamente retorici, tuttavia va detto che si tratta di una delle dinamiche più genuinamente capaci di costruire, di recuperare, una identità culturale e, allo stesso tempo, di storicizzarla in un processo di scoperta di “cose” forse immaginate, certamente percepite come “lontane”, ma che, saldando le vite degli individui personalmente conosciuti agli eventi della “grande storia”, scatenano una autentica curiosità e voglia di conoscenza, un processo di ricerca e di sistematizzazione altrimenti indicabile come “laboratorio di storia”. Una storia ri-costruita piuttosto che sofferta sui libri di testo, un insieme di scoperte, la possibilità di essere protagonisti delle pubblicazioni di un sito web, ce n’è abbastanza per capire che si tratta di una proposta e di una realizzazione (anche se ancora si tratta di un “prototipo”) dalle potenzialità veramente elevate.
Dal punto di vista tecnico c’è poi da osservare che la realizzazione del sito ha privilegiato l’uso di software di tipo “open source” gratuito e liberamente reperibile in rete, cosa che ha garantito la fattibilità a costi praticamente nulli e che ne continua a garantire la aggiornabilità costante nel tempo. La partecipazione è aperta potenzialmente a tutti quelli che ne hanno voglia: basta registrarsi, operazione analoga a quella tante volte compiuta presso le diverse comunità in rete, e chiedere agli amministratori che il proprio account venga promosso ad “autore“. A questo punto si è pronti per caricare file audio che vengono indicizzati da un database insieme ad una serie di informazioni aggiuntive: titolo, nome della persona che ha curato la registrazione, luogo, data, etc, etc. Lo stesso database è lo strumento principale per la diffusione degli stessi brani: appena caricato, un brano è immediatamente fruibile da chiunque nel mondo disponga di una connessione al web. Insieme ai brani sono caricabili anche immagini, video, testi che ne diventano il corredo e ne amplificano l’interesse culturale. Un sistema di georeferenziazione permette poi di esaminare una mappa interattiva che mostra la localizzazione di provenienza dei diversi file audio in archivio. Completano il sito un blog collettivo, un forum, un sistema di download di materiali, un sistema di messagistica tra gli iscritti.
Insomma, questa volta volutamente con retorica, potremmo concludere dicendo che si tratta di una iniziativa rivoluzionaria sia che la si guardi dal punto di vista di un ufficio regionale, sia che l’osservatorio sia quello delle “buone pratiche” didattiche. Arca dei Suoni riesce ad unire e valorizzare  il meglio di due mondi, quello della scuola e quello della burocrazia, generandone una nuova alleanza in grazia della quale i vantaggi ricadono sulla comunità  e sugli individui: tutti noi beneficiamo dell’archivio e della raccolta, tutti i partecipanti vivono una esperienza con grandi e significative ricadute sul piano della formazione personale.
Bello!

Crescita delle analfabetizzazioni

Si, uso deliberatamente il plurale: al crescere dei mezzi e delle opportunità di comunicazione fa riscontro la crescita delle possibilità di analfabetizzazione. La riflessione nasce dalla frequentazione del forum del corso “e-book” che sto frequentando: una frequentante scrive:

Rispetto al rapporto tra media mi viene in mente un dato emerso dall’Ottavo Rapporto Censis sulla Comunicazione “I media tra crisi e metamorfosi” edito da Franco Angeli lo scorso dicembre 2009.

Si comincia a parlare di Press Divide come “questo nuovo divario tra quanti contemplano nelle proprie diete i media a stampa e quanti non li hanno ancora o non li hanno più” (p. 108)

Si dice nel Rapporto che gli italiani che nel 2009 hanno superato la soglia del digital divide sono il 48,7% del totale, comprendendo anche quanti hanno un rapporto occasionale con la rete: molto meglio del 29% del 2006, ma sempre meno della metà della popolazione complessiva. Il secondo campanello d’allarme riguarda il ruolo sempre più marginale dei media a stampa, fenomeno che si può indicare come press divide. Le persone estranee all’uso dei mezzi a stampa sono aumentate dal 33,9% del 2006 al 39,3% nel 2009 (+5,4%). Quindi, più della metà della popolazione italiana si colloca al di sotto della soglia del digital divide, più di un terzo al di sotto della soglia del press divide, più di un quarto non conosce alternative alla televisione.

[…..]

Questa la mia replica:

Interessanti osservazioni. Mi hanno fatto pensare che la moltiplicazione dei media, delle possibilità di scambio e di comunicazione, sia causa anche della moltiplicazione dei possibili analfabetismi. E forse dobbiamo pensare che sia naturale così: forse tutti noi siamo o saremo più o meno analfabeti relativamente a qualche “medium”. Nel mio caso, ad esempio, pur essendo davanti ad un computer buona parte della mia giornata, non riesco, non ne ho nè la voglia nè la possibilità, a frequentare gli ambienti tipo “second life”. In questo senso vivo sulla mia pelle uno specifico “digital divide” con quanti lo frequentano e ancor di più con quanti sono capaci di pensarne un utilizzo in campo didattico.
Del resto non è solo nei settori mediatici che questo accade! Prendendomi ancora a riferimento: dalla mia vita sono rimaste, e credo che ormai lo rimarranno per sempre, escluse attività come lo sci da discesa o l’equitazione. Esclusione del resto che vivo con la più assoluta serenità, ma che certamente costituiscono anch’esse una sorta di “divide”.

Palermo Google Technology User Group

Logo del GTUG di Palermo

Certe volte si scopre di essere più aggiornati su eventi lontani ai quali non si può partecipare che ad iniziative che avvengono nel proprio territorio, nella propria città. E’ il caso del GTUG (Google Technology User Group) di Palermo, una iniziativa che ha organizzato già tre incontri e che si rivolge soprattutto ai giovani anche come strumento di crescita professionale e come moltiplicatore di opportunità lavorative.

Personalmente ritengo utilissimi, sia in ambito professionale che in quello personale, gli strumenti che google mette gratuitamente a disposizione; parlarne significherebbe andare ben oltre i limiti d iun articolo di un blog, ma va detto che  saperli bene adoperare o, ancora meglio, saperli utilizzare per sviluppare nuove applicazioni e nuovi “mashup” potrebbe aprire la strada a molti dei nostri diplomati in informatica.

Alcuni link per meglio conoscere l’iniziativa:

Al via Sloop2Desc

Mercoledì 24 febbraio ha avuto luogo il workshop iniziale del progetto Sloop2desc. Il progetto consiste nella formazione di una serie di insegnanti sulle tematiche relative all’apprendimento in rete, alla condivisione di OER (open educational resource), alla realizzazione di LO (learning object), unitamente ad una attenzione e proposizione dei contenuti Eucip relativi alle professioni informatiche del settore IT e alla adozione dello EQF (European Qualification Framework) per la certificazione delle competenze.

Come si può facilmente intuire si tratta di un progetto piuttosto ambizioso (vedi i dettagli su sloopproject.eu ) e infatti i partecipanti sono in maggioranza docenti con esperienze nel settore.  A questa fase ne seguirà una seconda, durante la quale i docenti appena formatisi diventeranno essi stessi tutor e formatori per una seconda edizione, più allargata, dell’iniziativa. Si prevede di formare in questa prima fase una cinquantina di docenti per arrivare, nella seconda, ad un totale di circa quattrocento.

Incorporo qui di seguito lo slidecast della presentazione che ho tenuto nella medesima occasione: si tratta di un prodotto “live” (con tutte le imprecisioni e i piccoli inceppamenti del caso), con audio registrato con l’iPhone e montato direttamente su slideshare.

Fondamentale per capire il progetto la presentazione di Pierfranco Ravotto

Creative Collaboration and Immersive Engagement: The Hyperlinked Campus

Ho visto ieri un interessantissima presentazione di Michael Stephens, Assistant Professor, Graduate School of Library and Information Science, Dominican University ove si mostra quanto e come tutti gli strumenti del cosiddetto web 2.0, unitamente ai dispositivi “mobile”, contribuiscano a determinare il clima e le metodologie didattiche a livello di studi universitari. Il video è accessibile a questo link:  Creative Collaboration and Immersive Engagement: The Hyperlinked Campus

Volendo sintetizzare al massimo, questa la slide forse più significativa:

 
Mi piacerebbe molto che vedessero questo video tutti gli addetti alla sicurezza delle reti informatiche delle nostre scuole. E che magari si convincessero dell’opportunità di non impedire l’accesso a siti “social” quali delicious, youtube, slideshare . . .

Che cos’è che non va?

Grazie ad una segnalazione del Cidi di Palermo ho potuto leggere un interessante e gradevole articolo pubblicato sul numero 1 de “Il Giornale di Fisica” del 1956 (fatidica data, coincidente, ahimè, col mio anno di nascita). Scritto dal professore Enrico Persico, già collaboratore di Fermi nonchè autore di numerosi testi sulla meccanica quantistica, si sofferma su alcuni aspetti di quelle che oggi definiremmo le performance dei nostri alunni  durante un esame universitario.

Le osservazioni riguardano un aspetto piuttosto contraddittorio: la maggior parte degli studenti ritiene difficile la trattazione matematica dei vari fenomeni fisici, quando invece, dovendo rispondere a delle domande di esame, si trova con essa molto più a suo agio che a spiegare la natura del fenomeno stesso e le eventuali applicazioni pratiche e tecnologiche.

“Mi dica almeno qualcosa sulle onde elettromagnetiche”.
La candidata, che poco fa non aveva saputo dire perchè i fili della
luce elettrica sono rivestiti di isolante, appare ora visibilmente solle-
vata e comincia ad allineare sulla lavagna in bell’ordine le equazio-
ni di Maxwell nella loro elegante forma vettoriale. Finalmente una
domanda facile!

…. Leggi tutto “Che cos’è che non va?”

Web semantico cercasi disperatamente

Esperienza assolutamente esemplificativa! Non ho ancora finito di caricare su Youtube un video in due parti sulla soluzione delle reti elettriche in alternata. E’ un argomento che mi serve per le quinte classi, un classico dell’elettrotecnica e dell’elettronica. Bene, da un controllo sulla prima parte tutto ok, il video si vede bene ma . . .  i video correlati, quelli cioè che vengono proposti accanto e in aggiunta a quello principale visualizzato,  sono tutti sportivi! Anzi, calcistici: sono video di goal, di “reti” per l’appunto!

Ho provveduto a togliere la parola “reti” dalle parole chiave e dal titolo, spero entro domani di vedere correlazioni con video di argomenti più consoni!

Tornare ad essere studenti

Trovo molto denso di significato e foriero di utili riflessioni l’intervento

Teaching How to Learn

by Konrad Glogowski

Viene affrontato il tema dell’inserimento delle tecnologie nelle attività delle classi, sottolinenando come non sia possibile una “magia” relativamente all’apprendimento dei nostri alunni:il solo e semplice utilizzo in ambito scolastico non è – ovviamente – sufficiente a garantire il successo formativo.

Sul fatto che le tecnologie a scuola debbano essere usate non può sussistere dubbio: sono già usate dai nostri alunni in altri contesti; compito della scuola è fare in modo che questo utilizzo diventi corretto, fruttuoso, utile per la formazione dell’individuo e delle sue capacità di apprendere e autonomamente scegliere nel corso della vita.

Il grande interrogativo diventa allora non “se” utilizzare le tecnologie nelle classi, ma “come” deve essere questo utilizzo.

Nell’ultima parte dell’intervento Glokowsky afferma: Leggi tutto “Tornare ad essere studenti”