Sul web 3.0

How Web 3.0 Will Work

Howstuffworks è tra i siti che spesso consiglio ai miei alunni per la ricchezza degli argomenti trattati, per il taglio divulgativo ma non banale, per l’approccio didattico ma non pedante.

Da qui leggo l’articolo How Web 3.0 Will Work , col futuro d’obbligo, trattandosi di una proiezione sulla possibile, direi piuttosto probabile, evoluzione del web: di che si tratta? In pochissime parole: il web “1” è stato quello dei contenuti statici, qualcuno, dispregiativamente, diceva anche “brochureware”, un posto cioè dove aziende e privati pubblicano le informazioni senza alcuna possibilità di interazione da parte dei fruitori. Siti cioè solo “da leggere”. Il web “2”, radicalmente diverso, ha visto come elemento fondamentale la produzione dei contenuti da parte degli stessi utenti della rete. Si consideri ad esempio la diffusione dei blog personali, un fenomeno che ha seriamente messo in discussione i tradizionali metodi di formazione della opinione pubblica. O il dilagare dei cosiddetti social-network, Facebook in testa, che consentono a tutti di stare in contatto, scambiare informazioni, creare o negare consenso in modo assai semplice e immediato.

Il web 3.0 potrebbe coincidere, ma ancora non è proprio “imminente”, con il cosiddetto “semantic web” che consentirebbe di fare dei motori di ricerca addirittura degli interpreti del “significato” dei documenti del web. Obiettivo ambizioso ma non impossibile, per una spiegazione delle tecnologia sottostante rimando all’articolo How Semantic Web Works . Concentriamo la nostra attenzione piuttosto sulle conseguenze, sulla utilità di una simile trasformazione.

Sappiamo tutti che le ricerche che possiamo compiere tramite i motori di ricerca sono basate sulle “parole chiave”: se cerchiamo la parola “pesca” troveremo documenti nei quali pesca compare sia per il frutto che l’attività del pescare. Altro esempio: la parola “elettronica” ricorre su siti accademici e scolastici ma anche su cataloghi e offerte di negozi e supermercati. Moltissime parole hanno significati che dipendono dal contesto del discorso e, ad oggi, browser e motori di ricerca non hanno la possibilità di fare una simile distinzione, costringendoci a raffinare le ricerche con accorgimenti vari e comunque moltiplicando i tentativi e dilatando il tempo necessario. Web 3.0 dovrebbe poter superare questi attuali limiti per mezzo dei metatag e delle ontologie sistemi cioè di rappresentazione della conoscenza e, quindi, di disambiguazione dei termini presenti in un documento. In tal modo verrebbe molto più semplice l’estrazione dal web dei contenuti realmente desiderati, necessità tanto più stringente quanto più il web è dilatato, e la connessione con argomenti simili e coerenti.

Molte università e molti centri di ricerca sono al lavoro in questa direzione e qualcosa è già matura per la sperimentazione. Personalmente trovo efficace Twine una sorta di socialnetwork basato sui principi e sui criteri del semantic web: il criterio è simile a quello della aggregazione delle notizie tramite RSS, cosa molto utile ma non selettiva. Su twine i diversi partecipanti pubblicano notizie e riferimenti a documenti del web secondo una precisa griglia di metadatazione e secondo argomenti selezionati chiamati “twines”. Ognuno può creare i suoi ( ad esempio io ne ho creato uno che intitola  Personal Authoring ) e aderire a quanti altri creati da terzi. In tal modo si costituisce una base di conoscenza condivisa basata sulla appartenenza ai diversi filoni di interesse e ai “tag” attribuiti dagli utenti. Inutile aggiungere che non basta una giornata per leggere tutto, ma si ha una certa sicurezza di andare a ritrovare a colpo sicuro una certa informazione che siamo sicuri di avere letto ma non ricordiamo più dove . . .

I materiali della Moodle International Conference 2008

Sono stati recentemente pubblicati i materiali della Conferenza Internazionale degli utilizzatori di Moodle svoltasi all’università RomaTre nel mese di ottobre scorso. Si tratta delle registrazioni video di tutti gli interventi e delle relative presentazioni (ppt o pdf).

Ecco il link: http://www.moodlemoot.it/mod/resource/view.php?id=124

I materiali sono molto utili a quanti stiano adoperando Moodle in una qualsiasi attività didattica. Da ringraziare gli organizzatori tutti per aver voluto condividere gratuitamente queste risorse.

Finzioni quotidiane

La scena: scuola, aula docenti, circolare sulla assemblea sindacale. I discorsi dei colleghi: “che giorno è, a che ora é? Si, bellissimo, a me conviene, ora scrivo la domanda”. Altri invece: “no, io sono libero, oppure, no, io esco prima, peccato, non posso profittarne . . .”

Moretti: Io, Veltroni e il Caimano

Riporto – e pienamente condivido – questa efficace sintesi di Nanni Moretti:

“Non mi stanco di ricordare la pazzesca situazione italiana, anormale per una democrazia. Penso che le televisioni di Berlusconi non abbiano spostato solo voti, ma l’intero paese, comunque già pronto ad accogliere questa “novità“. E non facciamo confusione con Sarkozy, che non ha gli interessi economici e il potere mediatico di Berlusconi. Recentemente ho detto una cosa piccola e semplice: in Italia non c’è più opinione pubblica. Non parlo dell’opposizione, ma di qualcosa o qualcuno trasversale ai partiti, che comunque si riconosca in comuni valori democratici. E che, come succede in altri paesi, dovrebbe “punire” – mettiamoci le virgolette, per carità – un capo del governo che non ha senso dello Stato, che non va alle celebrazioni del 25 aprile, che aggredisce la magistratura, che ha come braccio destro un condannato per corruzione e come braccio sinistro un condannato per concorso in associazione mafiosa. E invece passano concetti come “agli italiani non interessa il conflitto di interessi, visto che hanno fatto vincere Berlusconi”. Sì, ma interessa alla democrazia… La maggioranza delle persone, e non solo a destra, ormai considera normale che un uomo abbia il monopolio della tv, faccia politica e sia anche capo del governo. La sua vittoria è questa: ormai la bassa qualità della democrazia italiana è considerata un fatto normale, marginale. Un paese che in quindici anni ha permesso a un uomo con tante tv e giornali e interessi economici di candidarsi cinque volte a capo del governo, non è un paese serio e non ha una classe politica seria….”.

Tratto da

Moretti, cinema e politica
“Io, Veltroni e il Caimano”

di PAOLO D’AGOSTINI

La mappa dei musei siciliani


Un bellissimo utilizzo delle mappe: la mappa dei musei siciliani! Utilizzo assolutamente appropriato del mezzo e grande colpo d’occhio nel vedere quanti sono i musei in Sicilia e come siano distribuiti sull’intero territorio regionale. Bella notizia!

Salva i Blog! Contro il DDL anti-Blog presente alla Camera (DdL C. 1269)

Aderisco alla campagna

Dalla commissione Cultura della Camera arriva un nuovo disegno di legge (DdL C. 1269) che obbligherebbe molti blog e siti (che fanno “attività editoriale”) ad iscriversi al registro dei comunicatori con la possibilità di essere perseguiti per i reati a mezzo stampa. Un anno fa ci provarono con il DDL Levi-Prodi che facemmo ritirare. Ora ci riprovano, nel silenzio assoluto dei media.
Con la partecipazione di tutti possiamo difendere la libertà di parola online, di blog, siti d’informazione indipendenti e non solo!
Chi fosse interessato o anche solo per informazioni:

Previsioni del temp . . . oopss . . dell’influenza?

Molto molto interessante! Google ha messo a punto una analisi delle ricerche sul web degli utenti statunitensi per mappare e in qualche misura prevedere la diffusione dell’influenza sul territorio americano. L’iniziativa è documentata sul blog ufficiale di google.org al post: Tracking flu trends.

L’idea è molto intelligente: là dove l’influenza si va diffondendo, crescono bruscamente le ricerche sul web delle voci relative alla malattia, ai suoi sintomi e alle possibili terapie. E’ quindi possibile seguire nel tempo e nello spazio l’andamento di questi incrementi per dedurre una previsione di diffusione del contagio. A quanto pare il metodo riesce ad essere di una decina di giorni più veloce di quello adottato dalle competenti autorità sanitarie.

La lettura di questa notizia mi ha subito stimolato le riflessioni sulla conoscenza connettiva. Si tratta infatti di una qualcosa che viene dedotto dallo spontaneo comportamento degli utenti del motore di ricerca. Comportamento che lascia una traccia nella rete, crea un “pattern”, potremmo dire. La presenza del pattern viene automaticamente rivelata dai software di analisi dei database di google: la conoscenza del fenomeno è – letteralmente – “emergente”: non costruita da alcuno, nemmeno inconsapevolmente.

Insomma, il fenomeno pare proprio essere una tangibile dimostrazione delle tesi di George Siemens e di Stephen Downes (vedi Connectivism e An Introduction to Connective Knowledge )

The dark side of the network

Sul sito Demos – The Think Tank for Everyday Democrazy, leggo di una interessante pubblicazione: Network Citizens, liberamente scaricabile come pdf oppure acquistabile come stampato, e in ogni caso rilasciata in licenza Creative Commons. In essa si affronta il tema della “Cittadinanza Digitale” necessaria se vogliamo che la rete, oggi diventata importantissima sia a livello di individui che di organizzazioni, possa sempre continuare a possedere le caratteristiche di apertura, di innovazione e di collaborazione che ce la rendono preziosa. D’altro canto la tecnologia della rete non è di per sé buona o cattiva: è probabile che sino ad ora gli usi siano stati prevalentemente “buoni” grazie al coinvolgimento degli strati più sensibili e culturalmente elevati delle diverse popolazioni. In futuro potrebbe non essere più così: se vogliamo che la rete non sviluppi i suoi “lati oscuri” è necessario che le popolazioni e le organizzazioni individuino i punti di criticità assolutamente da evitare. Per gli autori questo processo significa sviluppare la “cittadinanza digitale”.

Network Citizens

Power and responsibility at work

Towards a new idea of individual

Very stimulating post: Buddhism, chaos and complexity theory

I don’t know the answer posted by the author, but the reading caused me these thoughts: the christian man belong to a group, the church group (catholic or evangelic or . . .). This way he’s forced to be a sort of hero, to bring his own cross, to strongly beat off temptations, to fight against the heresy, to be intolerant.

May be, the buddhist man is fairly different: according to TechTicker he lives inside a network, he is part of a network, his identity comes from networks. Are buddist men intrinsically connectivist? 😉

La Classe

Spinto da molte entusiastiche recensioni sia del film che del romanzo originale, ho visto, ieri sera, “La Classe”.

Film fatto bene, senza ombra di dubbio. Sicuramente deve essere costato molto lavoro e il risultato si vede soprattutto nell’atteggiamento dei ragazzi in classe, atteggiamento che in nessun momento assume l’aspetto di finzione cinematografica e nella scelta del vocabolario e del linguaggio giovanile, perfetti direi, anche nella trasposizione in lingua italiana.

Per quanto mi riguarda il film finisce qui! Per il resto l’ho trovato complessivamente noioso ed inutilmente lungo: dal punto di vista della narrazione cinematografica non accade nulla, o quasi. La descrizione della vita all’interno della classe mi ha dato l’impressione più della “fotografia” che della “vicenda”. Nel finale c’è un tentativo di far accadere qualcosa, qualcosa che faccia scoprire una sorta di profondità nascosta perfino in questi difficili adolescenti: ma il tentativo è goffamente condotto, lo spettatore per niente sedotto dalla scoperta della ragazzina de “La Repubblica” di Platone. E si rimane perplessi per il dialogo finale tra il prof e la ragazza che, all’ultimo giorno di lezioni, una volta usciti tutti i compagni, si avvicina al docente per confidargli che lei non ha imparato nulla e che non vorrà continuare gli studi: decisamente fiacco.

Ma ciò che mi ha addirittura infastidito è stato l’atteggiamento del prof, improntato alla stessa stentorea polemica di quello degli alunni e soprattutto delle alunne: davvero antipatico! E poi dà proprio l’impressione di essere costantemente in imbarazzo, durante l’intero anno scolastico! Beh  . . . che dire, qualsiasi classe diventa problematica in queste condizioni! Almeno questa è la mia esperienza: i ragazzi vanno “sentiti” e il comportamento da adottare in classe dipende istante per istante dalla capacità di stare in mezzo a loro, di stare dalla loro parte ma, allo stesso tempo, fare il professore, essere l’adulto di riferimento, fornire le idee giuste nei momenti giusti. Il professore di francese del film sembra invece costantemente spiazzato dal non riuscire a svegliare l’interesse degli allievi per mezzo delle sole argomentazioni logiche e razionali. L’unico momento di deroga si trasforma in un errore, banale errore di relazione, errore grave perché compiuto da un adulto verso un adolescente, da un docente verso un allievo, da un uomo verso una donna. Insomma, un prof veramente disastroso al quale non esiterei a consigliare di cambiare mestiere!