Spero non sia vero, temo che sia vero

Scrive Panebianco sul Corriere di oggi:

“Neppure per capire i guai della sinistra italiana, del Partito democratico, bastano le risposte generali. Anche qui bisogna tener conto delle specificità. La principale delle quali è che la sinistra italiana paga il conto, oltre che delle difficoltà che l’accomunano ai partiti socialisti europei, anche di un ventennio di rimozioni e trasformismi. La verità è che se Berlusconi non fosse esistito, se non fosse entrato in politica nel 1994, la sinistra italiana se lo sarebbe dovuto inventare. Da quindici anni Berlusconi, con la sua presenza, aiuta la sinistra a non fare i conti con se stessa, con il vuoto in cui è precipitata dopo il crollo del muro di Berlino.”

Educazione Siberiana

Copertina di Educazione SiberianaMi è dispiaciuto, stanotte, terminare la lettura del libro di Nicolai Lilin: “Educazione Siberiana”, avrei ancora letto volentieri molte pagine. Può un criminale essere definito una “brava persona”? Leggendo il libro sembrerebbe proprio di sì. Anche coloro che non sono disponibili ad arrivare a conclusioni di questo tipo potranno comunque trovare interessante la scoperta di una comunità, quella dei criminali siberiani, dotata di regole di altissimo spessore morale.

Un vero sollievo: i digital native non esistono

Che soddisfazione poter leggere l’articolo di Antonio Fini Il mito dei nativi digitali! Il concetto mi era sempre rimasto un pò sullo stomaco: insegno costantemente dal 92 in scuole superiori, precisamente tecnici industriali e professionali e questi nativi digitali sinceramente non li ho mai incontrati. Adesso tutta una serie di studi (i riferimenti nel post originale) stanno a dimostrare che si tratta di un falso concetto e ciò tutto sommato mi sembra abbastanza tranquillizzante! Non stiamo allevando una generazione di alieni verso la quale perdiamo progressivamente capacità di comunicare . . . si scopre, piuttosto, che il digital divide risente maggiormente delle differenze culturali e sociali che di quelle generazionali. Queste affermazioni sono supportate da studi e ricerche certamente attendibili.

Assai interessante, nello stesso post, la raccolta di slide dal titolo “La competenza digitale dei digital natives” frutto di un lavoro nell’ambito del progetto Digital Competence Assessment. Mi viene da pensare (sto guardando la slide 20) che il concetto di Competenza Digitale sia stato caricato da un eccessivo portato e da eccessive aspettative, quasi a riassumere un insieme molto più vasto di competenze che, in altri momenti storici, avremmo più genericamente definito “culturali”. Probabilmente queste riflessioni e osservazioni andrebbero viste anche alla luce di quanto afferma Maragliano a proposito della ri-mediazione didattica: se l’apprendimento non avviene al di fuori di un processo comunicativo, allora é ovvio che i media ( dalla scrittura al multimedia interattivo)  svolgono un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento. Dal momento che gran parte della umana conoscenza é ormai veicolata dai mezzi digitali messi a disposizione dalla rete, io credo che si rischi di far coincidere la competenza digitale con l’intero arco delle competenze possibili . . .

Una nuova rivoluzione culturale

Nel periodo a cavallo delle due guerre mondiali i progressi degli studi della Fisica fecero completamente mutare la nostra visione del mondo. Il modello basato sulla meccanica e sulle intuizioni derivanti dalla natura del nostro sistema percettivo venne completamente stravolto dalla relatività e dalla meccanica quantistica. Una vera rivoluzione culturale: per la prima volta si ammetteva che, almeno a livello subatomico, il mondo non é conoscibile in sé oppure che il tempo non passa ovunque con lo stesso ritmo. Quei cambiamenti agirono sconvolgendo assodate certezze e verità, ma anche aprendo la strada ad uno dei più fecondi periodi di sviluppo intellettuale dell’umanità.
La lettura dell’articolo: Tumori e malattie ereditarie ecco le terapie della speranza di UMBERTO VERONESI suggerisce come il periodo storico che stiamo attraversando ci stia sottoponendo a sconvolgimenti culturali della stessa portata, ma questa volta innescati dalle nuove visioni forniteci dagli studi sulla genetica. In particolare questo passaggio:

Il messaggio sconvolgente della decodifica del genoma è infatti che, per l’uomo come per un virus o la mosca, un elefante un filo d’erba, la vita ha lo stesso primo punto di partenza: quella identica struttura del Dna, formata da quattro basi azotate, che si comportano come le quattro lettere (a, c, g, t) di un alfabeto semplicissimo, e che, combinandosi fra loro, scrivono il libro della vita, qualsiasi forma di vita.

da solo scardina alcune bibliche quanto millenarie certezze . . . Siamo quindi di fronte ad un fenomeno capace di portare non solamente grandi progressi nel campo della medicina, ma anche di sottoporci ad una nuova profonda revisione della nostra immagine del mondo. Personalmente ne sono assai lieto.

BazanCuba

copertina bazancuba: un bambino si sporge dal finestrino di una naveLo inseguivo ormai da diverso tempo: non é acquistabile tramite gli usuali canali commerciali, ma solo direttamente dal suo autore, Ernesto Bazan. Mi era davvero dispiaciuto moltissimo aver perduto l’occasione di incontrare Ernesto – e di acquistare il libro – qui a Palermo, in occasione della presentazione al “Nuovo Montevergini” ma, fortunatamente,  per mail, mi diceva di potere rivolgermi al fratello, in grado di distribuirne qui a Palermo un certo numero. Ieri sera sono entrato in possesso della mia copia e subito mi sono immerso nella lettura.

Che le immagini fossero belle e interessanti lo avevo già capito dalle piccole anteprime visitabili sul sito. Ma l’emozione, questa no, non me la potevo aspettare! A livello personale non sono mai stato particolarmente conquistato dalle mitologie cubane, né quelle di stampo letterario né quelle castriste o “che-iste”. Né, tantomeno, il libro e il lavoro di Ernesto Bazan se ne curano più di tanto.

Sono stato almeno tre ore di fila a sfogliare il libro, guardando le foto, leggendo i brevi ma intensi testi; ogni tanto tornando indietro per guardare di nuovo. A dispetto del forte impatto visivo ed emozionale il libro e le immagini non lasciano “esaurirsi” presto. Non ci vengono mostrate grandi meraviglie, né grandi tragedie. Ci vuole tempo, bisogna lasciarsi andare e diventare disponibili, Ernesto Bazan pretende, ci costringe, a partecipare a qualcosa di intimo, di vissuto.

Vissuto, appunto, forse questa è la parola chiave più adeguata a caratterizzare questo lavoro.

Trusted Computing?

Mi aspettavo una analisi mediatica, invece il nuovo libro di Anna Fici, “Leggere e Scrivere i Media” è per me una scoperta delle tematiche relative al “Trusted Computing“. Si tratta di una alleanza tra produttori hardware, software ed entertainment per la realizzazione di sistemi capaci di abbinare le interfacce user-friendly con la massima possibile sicurezza informatica. Le intenzioni sembrano buone, ma esistono fondati timori che le soluzioni in corso di adozione possano nascondere o comunque veicolare dell’altro: il controllo sui diritti d’autore dei brani audio-video presenti nei vari dispositivi, ad esempio, oppure limitare alcune libertà di azione degli utenti sul web. Personalmente mi mette molto in allarme la possibilità che possa essere facilitata la diffusione sul mercato di nuove forme di broadcasting, come se già non ci bastasssero tutti i grandifratelli proposti dalle varie emittenti . . .

Il testo indaga scientificamente sulle possibili conseguenze del trusted computing in ambito sociale e in ambito individuale e si interroga su quali potrebbero essere le modalità di rifiuto culturale dei relativi scenari di impiego.

Lo stress affettivo da Dialogo Interculturale

La ricetta é semplice: prendi un gruppo polacco, studenti e professori insieme, uno spagnolo, uno turco e uno italiano; falli incontrare per una settimana organizzando una moltitudine di momenti per stare insieme: momenti di confronto ma anche, anzi soprattutto, di vera e propria esplorazione turistica, andando in giro dentro e fuori città. Gli studenti sono ospitati da altri studenti e così anche le famiglie ne risultano coinvolte. Stiamo parlando di uno dei tanti progetti europei “Comenius” aventi come obiettivo l’Intercultural Dialogue . Ho avuto l’opportunità di partecipare a quello della mia scuola avente come obiettivo l’abbattimento degli stereotipi culturali: devo ammettere che si tratta di una esperienza estremamente positiva, un qualcosa che davvero riesce a tirar fuori il meglio dalle persone partecipanti. Tutti si trovano bene, al di là delle abitudini e delle lingue, anzi, si crea una tale atmosfera di disponibilità e di amichevolezza che, terminata la settimana, giunto il momento degli addii, da più parti si è fatta fatica per trattenere qualche lacrima. Grandi propositi di rivedersi, ma dentro di sè ognuno sa che difficilmente potrà reincontrare questi nuovi amici. Così, insieme al piacere della fortunata esperienza, cala anche un velo di tristezza, una precoce nostalgia. C’é da riflettere: come mai si riesce a creare in così poco tempo questo forte legame affettivo?

Su facebook sono attualmente visitabili le gallerie fotografiche del meeting a Kuyucac (Turchia) e del più recente meeting palermitano.

Comenius 2009 Intercultural Dialogue – Palermo Meeting

Comenius 2009 – Palermo Photo Exhibition

Partecipare ad uno studio sull’evoluzione

Praticamente una sorta di social network scientifico! L’idea che sta alla base del sito Evolution MegaLab è quella di chiedere la collaborazione di tutti i cittadini disponibili per la effettuazione di rilevamenti sulla biologia di una specie di chiocciola piuttosto diffusa, la Cepea. Una volta scaricata l’apposita scheda e le semplici istruzioni di compilazione, si potrà partecipare alla ricerca caricando sul sito i dati rilevati durante le passeggiate in natura. In tal modo si potrà capire l’andamento delle trasformazioni nella evoluzione di questa specie, per esempio le variazioni di coloritura col variare delle condizioni climatiche, con un livello di dettaglio e una copertura territoriale molto molto estesi. I dati che vanno emergendo dalla ricerca sono pubblicamente disponibili sotto forma di foglio elettronico liberamente scaricabile.  Il tutto, ovviamente, a costo praticamente zero!

Molto interessante anche la possibilità di georeferenziare le osservazioni direttamente utilizzando le mappe di google. Insomma: partecipazione, mashup, ricerca, questo è proprio un bel web!

Su YouTube un video di spiegazione.

Maruzza Musumeci

Sellerio Editore - Maruzza Musumeci di Camilleri
Sellerio Editore - Maruzza Musumeci di Camilleri

Bello, sì, senza mezzi termini mi è davvero assai piaciuto. Sarà anche perché da molto non leggevo Camilleri, ma il suo siciliano mi è sembrato denso e appropriato; non so che effetto possa fare ad un lettore nordico, comunque non siciliano, sicuramente di non facile lettura. La storia è insieme epica e bucolica: al fascino del mare, delle creature misteriose in esso contenuto, si affianca la sensazione della campagna “all’antica”, fatta di sudore, di onestà, di conoscenze ormai perdute. E di una certa saggezza “naturale”, fatta di rispetto e di onestà. Comunque adeguata, e qui la differenza con i tempi attuali è massima, a fornire supporto per una vita soddisfacente anche se laboriosa, creativa e costruttiva anche senza saperlo.

Sono stato alla Favorita

Per ben due volte negli ultimi otto giorni, ovvero due domeniche di fila, mi è capitato di bazzicare con amici e ragazzini per il Parco della Favorita (Palermo). Riporto una citazione da palermoweb.com:

Era ad un tempo parco, luogo per esperimenti agricoli di carattere utilitario (quali le coltivazioni di agrumi – oggi quasi tutti mandarini – olivi, frassini, noci e sommacco), riserva di caccia. Vi erano ombrosi viali, esedre, spiazzi con sedili, fontane, frantoi, cantine, ecc. Verso le pendici del monte, nella fitta boscaglia di leccio e lentisco che ospitava fagiani, pernici, beccacce, conigli, ecc, si snodava un accidentato percorso di caccia appositamente creato ed interrotto dalla presenza dei torrioni neogotici, destinati a deposito di armi e munizioni e al riposo.

Dai borboni ad oggi certamente i tempi sono assai cambiati, ma, pur conoscendo le diverse nefandezze di questa città alla quale siamo tuttavia irragionevolmente affezionati, qualche interrogativo sorge spontaneo.

Ad esempio: perché ci troviamo costretti a rispondere a domande del tipo “papà, ma cosa ci fanno le prostitute?” Leggi tutto “Sono stato alla Favorita”